Il legame tra Leandro Castan e la Roma è ancora forte. In un'intervista a Radio Romanista l'ex difensore brasiliano ha dimostrato di essere rimasto un tifoso della squadra giallorossa, anche se ha ammesso che l'impatto nella stagione 2012-13 non fu positivo: "Pensavo che in Italia avrei lavorato con un tecnico molto attento alla fase difensiva, invece trovai Zdenek Zeman a cui non piaceva molto difendere bensì quasi esclusivamente attaccare e fare gol. Diciamo che non teneva molto in considerazione quelli del mio reparto: avrò parlato con lui due volte in sei mesi". Poi il boemo fu esonerato e sostituito da Aurelio Andreazzoli, ma la stagione si chiuse male con la cocente sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Lazio: "Mi sono un po' pentito di aver buttato la medaglia del secondo posto, solo che in quel momento ero veramente molto incazzato, perché non riuscimmo a giocare come avremmo dovuto, non siamo riusciti a fare quello che era nelle nostre corde. Avevamo affrontato una stagione molto usurante, non solo dal punto di vista fisico, e quando arrivammo a quella gara forse eravamo già cotti, è l'unica spiegazione. Loro, a differenza nostra, hanno giocato con il coltello tra i denti, segnando un gol bruttissimo proprio come è stato quel derby. Mi dispiace perché sono consapevole che sia stata una sconfitta pesante per i tifosi, inoltre sono convinto che se avessimo giocato almeno al 10% delle nostre capacità avremmo vinto".
Castan: "Volevo tornare in Brasile ma Garcia cambiò tutto"
Dopo una stagione molto deludente, Castan ha pensato seriamente di andar via dalla Roma: "Non mi ero trovato bene con Zeman, verso cui non ho nessun risentimento ma semplicemente avevamo delle idee calcistiche diverse. Avrei preferito tornare in Brasile, anche perché mancavano pochi mesi all’inizio del Mondiale che si sarebbe disputato proprio nel mio Paese. Questo era quello che pensavo prima dell’arrivo di Rudi Garcia. Rudi cambiò la mia percezione e anche quella di molti del gruppo, è stato il principale artefice del nostro riscatto". Quello del francese fu un approccio opposto rispetto a quello di Zeman: "Garcia cercò subito di spronarmi facendomi arrabbiare. Si era accorto che avevo la testa altrove e allora si rivolse a me anche con durezza. Mi incazzai molto perché mi punse nell’orgoglio, ma poi capii che era un modo per togliermi dalla comfort zone su cui mi ero inconsciamente appiattito". Qualcuno sospettava che la coppia con Medhi Benatia non avrebbe funzionato: "Rudi pensava esattamente il contrario ma la risposta definitiva l’avremmo dovuta dare noi in partita. Dopo queste parole, io e Benatia ci guardammo negli occhi e stipulammo una sorta di patto che ci avrebbe portato ad aiutarci l’un l’altro. Il risultato? Subimmo appena un gol nelle prime dieci partite. Ma il merito fu di Rudi, uno dei migliori allenatori mai incontrati nella mia carriera".