"A casa l'idolo era Giannini. Quando Aldair mi ha dato la fascia..."
Totti prosegue parlando del suo idolo: "Sono cresciuto con l'idolo in casa, che era Giuseppe Giannini. Lo vedevo come un principe, come un re. Ho cercato di rubargli un po' di movimenti, come giocava, quello che faceva durante il giorno perché ho avuto modo di conoscerlo. Una persona straordinaria, mi ha cresciuto e dato tanti consigli. La prima notte in ritiro con lui non dormivo perché avevo un occhio aperto e uno chiuso, me lo guardavo. Per me era veramente una cosa che non pensavo mai potesse succedere. La mia prima partita allo stadio fu un Roma-Napoli di sabato alle due. Quando stavano facendo lo stadio nuovo. Fece gol mi sembra Voller al 90', ma non mi fate fare figuracce. La mia giornata tipo da bambino tifoso? Non pensavo tantissimo alla Roma. Rispetto ad adesso c'era solo novantesimo minuto, potevi sentirle solo per radio le partite. La vivevo da innamorato ma senza tanta passione. Quando a tredici anni ho iniziato ad andare in Curva con mio fratello e mio cugino lì vivevo realmente la partita. Alle nove uscivo di casa con i panini con la frittata che preparava mamma. Un pic nic, facevi amicizia, ti divertivi con tutti".
Poi da tifoso a capitano: "Aldair mi ha consegnato la fascia dopo una partita a Bergamo. Da quel giorno disse alla squadra che era giusto che diventassi capitano della Roma. Lui ci credeva tantissimo, io l'avevo presa con tranquillità, non mi rendevo conto di quello che mi stesse accadendo. Da quella domenica in poi ho avuto un peso sulle spalle che nessuno può immaginare. La domenica ci si aspettava sempre qualcosa in più da me. Conoscendo la piazza riuscivo crescendo a mettere un'ovatta intorno alla squadra. Non pensavo che fosse per sempre, invece poi...L'ho letta male ma è stata una fortuna. Io non sono stato quel tipo di capitano che insulta i giocatori o li attacca al muro. Non ho quel carattere e anche se qualcuno mi stava antipatico ci passavo sopra. Poi in campo cercavo di dare qualcosa in più".