È il miglior goleador della storia della Roma dopo Francesco Totti. Roberto Pruzzo oggi compie 70 anni, il calcio gli è rimasto addosso, oggi fa l’opinionista con lo stesso spirito di quando affrontava le difese avversarie, con la stessa capacità di restare sempre controcorrente. Gli manca l’adrenalina, quella tensione alla ricerca del gol che lo ha accompagnato per tutta la carriera. Ripercorrerla in una intervista non è facile, ma nelle sue parole traspare l’orgoglio di essere stato un campione. Alla sua maniera, senza compromessi.
Roberto, ma è vero che prima delle partite (o durante) ti sentivi male per la tensione?
«In campo mi trasformavo. In certe partite eravamo tirati al massimo, io in particolare con il mio carattere litigavo con tutti, ma devo anche dire che quando l’arbitro fischiava la fine non mi ricordavo più niente. Con il mio carattere, di grande partite non ne ho sbagliata nessuna, magari rischiavo di non riuscire a mantenere la stessa concentrazione contro gli avversari più scarsi. Una giusta tensione deve esserci sempre».
Ancora oggi vi rivedete spesso tra voi, i campioni dell’83.
«Eravamo un gruppo molto legato. Certo, con Bruno (Conti, ndr) ho giocato insieme dieci anni, non può esserci lo stesso rapporto con chi ho giocato un solo anno. C’è stato qualcuno con il quale non avevo un grande feeling, ma con Iorio e Prohaska ho giocato una sola stagione e siamo rimasti in ottimi rapporti».
Hai legato quasi tutta la tua carriera alla Roma, per i tifosi sei ancora il Bomber. Ti è dispiaciuto essere andato a chiudere a Firenze?
«No, assolutamente. Forse alla Roma l’ho tirata un po’ per le lunghe, avrei dovuto andare via prima. Avevo bisogno di sentirmi io: quando diventi un’alternativa, quando sei stato il numero nove per tanti anni, fai fatica. E poi non ero un granché da panchinaro. A Firenze mi sono trovato bene, in un ambiente di amici, bella esperienza. Al di là del gol nello spareggio Uefa che fece fuori la Roma (ride, ndr). Lì ho trovato un gruppo di persone che conoscevo bene, con Sven (Eriksson, ndr), il suo secondo Santarini, l’allenatore dei portieri Negrisolo».