Quattro, a casa. Da quella volta, il gesto viene replicato in tutte le salse e in tutte le sedi, calcetti di periferia, sfide interaziendali, scapoli-ammogliati, diffuse ormai anche le varianti col tre o col cinque (variante manita), vale tutto, col sei no perchè le due mani snaturano la poesia e la plasticità del gesto. Copyright Francesco Totti, come dimenticare. Il classico artista che certo non sa di fare storia con un gesto vagamente bullo da cortile della Garbatella, come l’urlo di Tardelli e il pugno chiuso di Tommie Smith. Ma le cose vanno così, uno libera l’istinto del momento e il resto lo fa la letteratura. Quattro dita per quattro gol, quattro dita lasciate in faccia all’avversario senza neanche toccarlo. 8 febbraio 2004, Roma-Juve come domenica sera, una partita profondamente italiana che non sarà mai normale, perché mette sul banco una catasta immane di significati, geopolitici, culturali, caratteriali e tutto quanto il resto. Stavolta c’è un incrocio romantico in più, stavolta l’anniversario profano lo celebra direttamente il destinatario della Puponata, che ancora oggi porta idealmente sulla guancia il rossore sagomato di quelle quattro dita: Igor Tudor. Un risultato epocale, perchè mai era successo e mai si ripeterà (fino ad oggi, mai dire mai). Quella sera la Roma di Capello è Maggica più di sempre, quella sera la Juve di Lippi esce suonata come una zampogna. E alla fine, Totti ci mette la briscola plateale.
Roma-Juve, il ricordo con Totti, Tudor e Del Piero
Parlandone una volta in una diretta social, Del Piero così rievoca l’intensità del momento: «Francè, mi hai fatto rosicare come un matto quando hai fatto il gesto delle 4 pappine». Ma Totti, con rigore storico: «Non l’ho fatto a te, non mi sarei mai permesso. L’ho fatto a Tudor, perché mi aveva dato una gomitata che mi veniva da piangere. Quando ci siamo ri-incrociati, mi è venuto il gesto. Lippi negli spogliatoi mi ha fermato, mi ha detto ‘questi gesti non si fanno’. Per una volta che avevamo vinto…». È tutto ricostruito, spiegato, verificato direttamente alla fonte. Ma d’altra parte quel gesto non appartiene più al momento e ai protagonisti di quel momento: ha preso una strada sua, una vita sua, e autonomamente segna le leggende del costume popolare. Nella prossima puntata, Roma-Juve aggiunge i sapori forti di un possibile (e inimmaginabile, diciamolo) aggancio in piena lotta Champions, non va neppure dimenticato che in fondo Ranieri alla Juve c’è stato dal 2007 al 2009, portandosi a casa un 4-1 all’Olimpico (senza dita). Eppure. Qualunque cosa si aggiunga, di qualunque cosa si parli, alla fine si torna sempre lì: a Totti, a Tudor e alle quattro dita fatate. Fino ad allora del Pupone si conoscevano solo piedi fatati. C’è un prima, c’è un dopo.