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Roma, Kumbulla può tornare utile? Il racconto esclusivo: "In Spagna sono rinato"

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Roma, Kumbulla può tornare utile? Il racconto esclusivo: "In Spagna sono rinato" Getty Images
Il difensore classe 2000, protagonista in Liga con la maglia dell'Espanyol, si racconta a 360 gradi: le sue parole

Non trascorrerà la Pasqua in Italia, Marash Kumbulla, perché stasera l'Espanyol gioca in casa contro il Getafe e martedì ci sarà la trasferta di Valencia. La classifica dice che l'altra squadra di Barcellona è a 35 punti, a più sei sul terzultimo posto e quindi, ad ora, ampiamente salva. Ma guai ad abbassare la guardia, come sottolineerà spesso Kumbulla durante questa intervista, facendo pure un po' di scongiuri. Ci colleghiamo su Zoom, lo incontriamo dopo l'allenamento e, rispetto agli ultimi tempi romani, è decisamente più sereno e sorridente. L'infortunio è ormai alle spalle ed è uno dei difensori migliori della Liga. Si vede a occhio nudo da come corre, difende e recupera. E poi ci sono i dati a supporto: 29 partite disputate (massimo in carriera) di cui 28 da titolare. Non aveva mai giocato così tanto (2361') e neppure mai segnato così (2 reti). È primo nella Liga per disimpegni difensivi (183) e sesto per respinte (40).

Ma lei questi dati li conosce?

«Qualcosina sì, ad esempio sapevo di non aver mai giocato così tanto. Le altre statistiche no a dir la verità, ma in campo mi sento bene e sono sempre stato sicuro di aver fatto la scelta giusta».

Partiamo dal passato: domani si gioca Roma-Verona, che è un po' la sua partita.
«Beh sì, ho un contratto con la Roma fino al 2028 e il Verona è la squadra in cui sono cresciuto e a cui sono molto riconoscente. Ma non chiedetemi di fare pronostici. Auguro davvero ad entrambe le squadre le migliori fortune».

Ok, diplomatico. Vedrà la partita?
«Sì, cerco di non perdere mai partite della Serie A».

Perché pensa di tornare il prossimo anno?

«Non lo so, non ho proprio idea di cosa possa succedere. Io sono qui in prestito secco fino al termine della stagione, mi trovo benissimo, decideranno le società».

Però il suo parere conterà qualcosa.

«Io sono molto felice di giocare, ho trovato continuità».

Come mai non l'ha trovata con la Roma?
«Per prima cosa voglio chiarire che sono molto contento di come la squadra, i miei compagni, abbiano ritrovato serenità e risultati con Ranieri. E poi voglio aggiungere che la mia priorità ora è l'Espanyol: salvarci e restare uniti ai tifosi, con cui si è instaurato un legame molto forte, è il mio unico pensiero. Poi non so cosa sia successo a Roma, forse un insieme di cose, ma andar via era la cosa da fare per ritrovarmi. Non voglio essere presuntuoso, ma un po' mi aspettavo di poter far bene».

Lei è stato allenato da Mourinho e De Rossi, col primo ha vinto anche la Conference: cosa le è rimasto?

«Mou è straordinario, schietto, sa anche essere duro, ma ti guarda negli occhi e ti dice sempre la verità. Questo mi ha aiutato a crescere. Con De Rossi ho lavorato poco e solo in allenamento, ma mi piacciono le sue idee e il modo che ha di approcciarsi ai giocatori. Simpatico quando serve, serissimo in altri momenti. Un po' come Manolo Gonzalez, il nostro allenatore qui. Un personaggio che mi ricorda Daniele: sa empatizzare, non fa differenze».

Juric lo sente ancora? A Verona è stato importante per lei.

«Non pensavo che a Roma sarebbe andata così, per me lui è un bravo allenatore e una brava persona. Lo stimo tanto. Lo sento raramente, ogni tanto ci scriviamo l'in bocca al lupo se c'è qualcosa di importante».

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