ROMA - All’estero era soprannominato “The Machine”, la macchina. Letale in zona gol, dominatore in area di rigore, sempre sul pezzo, sempre pronto a colpire gli avversari. Ecco, la Roma ha visto solamente una parte di questo Artem Dovbyk, meno letale, più fragile, e certamente meno bomber. Sia chiaro, la sua stagione non è certo un fallimento, i suoi sedici gol realizzati tra campionato e coppa sono stati importanti, molti anche decisivi, e tanti suoi colleghi all’esordio in giallorosso hanno fatto senz’altro peggio. Eppure il gigante ucraino non è entrato nei cuori dei romanisti, e di certo non si è ancora inserito al meglio nel contesto giallorosso. Colpa anche (e forse soprattutto) dei pensieri inevitabili sulla guerra e delle preoccupazioni su parenti e amici che rischiano la vita ogni giorno: un uomo mai completamente tranquillo, che non riesce a esultare dopo un gol, che in questo momento non sa più cosa sia la felicità. Impossibile anche solo da immaginare cosa gli passi per la testa e cosa stia provando. Insomma, Dovbyk ha un’infinità di attenuanti per una stagione solo in parte positiva, ma adesso la Roma ha un estremo bisogno di lui per chiudere questa stagione stappando lo spumante e festeggiando l’impresa.
Tabù contro le big
Dovbyk non segna da quattro partite, adesso ne ha altrettante per dimostrare il suo valore e sfatare un tabù che pesa come un macigno sul giudizio del suo primo anno in giallorosso. Ha segnato undici gol in campionato che hanno portato dieci punti, di cui otto nel 2025, ma soltanto contro squadre medio-piccole. Perché fatta eccezione per il rigore trasformato contro il Bologna, Artem non ha segnato neanche un gol contro le big. Ed è un digiuno che pesa, e neanche poco. Nessuna rete, nessun assist: in sostanza la Roma se l’è dovuta cavare da sola per trovare quei punti chiave per alimentare le speranze e i sogni Champions. Perché nel corso di questi diciotto risultati utili consecutivi, sono stati ben sette gli scontri diretti affrontati dalla squadra di Ranieri: undici punti conquistati senza il suo contributo.
La partita contro l'Inter
La sua assenza si è fatta sentire, anche domenica scorsa a Milano: tanti spazi da sfruttare, pochi colpi invece tirati dall’ucraino che anche a San Siro è stato troppo tempo a toccarsi il ginocchio dolorante dall’inizio della stagione. Due tiri in totale, uno nello specchio e un xg di 0.28. E ancora: 12 passaggi riusciti, un duello vinto, nessun dribbling concluso, 6 palloni persi e nessuno guadagnato. Un ultimo dato: nessun fallo commesso, e per un centravanti di sfondamento è un segnale non certo positivo. Insomma, Artem è stato il peggiore in campo tra i romanisti.
Le sfide con Fiorentina, Atalanta e Milan
Adesso ha un’ultima occasione da non gettare via, anzi, ne ha tre e si chiamano Fiorentina, Atalanta e Milan. Tre big match, due all’Olimpico, che Dovbyk dovrà sfruttare per dare un segnale a Ranieri, a Ghisolfi, al futuro allenatore, alla squadra, ai tifosi. Tre scontri diretti che decideranno le sorti della Roma per la prossima stagione, ma probabilmente anche il suo futuro. Artem deve dare un segnale, i suoi gol alle big saranno vitali per conquistare la Champions.