ROMA - In un momento in cui c’è bisogno del contributo di tutti inevitabilmente Claudio Ranieri non può che salvare il suo centravanti titolare e allontanarlo dalla critiche arrivate per il suo rendimento altalenante. Sedici gol segnati al suo primo anno in giallorosso non sono pochi, senza ombra di dubbio, così come il contributo che ha dato in termini di punti (sei dei suoi gol che sono stati sullo 0-0), ma quando c’è bisogno di Artem "Machine" Dovbyk, lui sparisce dal campo e con le grandi diventa piccolo piccolo. E ce ne vuole visti i suoi 190 centimetri d’altezza e i suoi ottanta chilogrammi, praticamente tutti di muscoli.
Roma, Dovbyk e la difesa di Ranieri
Furbescamente il suo allenatore a quattro gare dalla fine non può che cercare di stimolare il ragazzo, di dargli il suo sostegno sperando possa svegliarsi all’improvviso e regalare qualche giocata vincente già a partire dalla sfida di domani contro la Fiorentina: «Io ancora credo in lui - ha detto ieri Ranieri -. È un giocatore che ha fatto notevoli progressi ed ha ancora tanto da migliorare. Non è un acquisto sbagliato, poi ci sta chi si adatta prima o dopo. Spesso ricordate Dzeko, come è andato il primo anno (10 gol tra campionato e coppe, ndr). Io penso che ci abbia portato tanti punti importanti, credo che come primo anno sia positivo. Ma deve migliorare, ha i mezzi per farlo». Quello che Ranieri non ha potuto invece dire è che nessuno è incedibile, che Dovbyk deve migliorare il lavoro di squadra, deve riuscire a incidere anche nei big match, deve diventare un protagonista in campo come lo è stato sul mercato, con quei 40 milioni (bonus inclusi) spesi da Ghisolfi per prenderlo dal Girona: «A me non piace parlare di chi è incedibile e di chi è invece sotto esame - ha glissato Ranieri -. Queste sono tutte parole che possono distrarre la nostra concentrazione sull’oggi. Quello che avverrà dopo la fine del campionato sono altre considerazioni, vale per Dovbyk e vale per tutti».