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Le vie del signore sono infinite

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Le vie del signore sono infinite AS Roma via Getty Images
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Gol di Dovbyk, il diciassettesimo stagionale: Ranieri s’è girato verso la panchina. Non un sorriso, giusto una smorfia. Un pensiero, forse: ancora tre partite e poi mi godo l’altra vita, quella che avevo scelto prima che la Roma mi chiamasse al capezzale; quella che talvolta non mi basta poiché da mezzo secolo non faccio altro che calcio. I nipoti sì, certo, qualche viaggetto con mia moglie anche, ma senza l’assillo della formazione da tirare giù. 

A quel gol mi sono detto che non siamo stati in grado di attribuire a Claudio, a questo signore, i meriti che ad altri sono stati - e vengono ancora - riconosciuti. Sento ripetere «la grande esperienza di Ranieri», «Claudio il rasserenatore...». Ma quella che gli ha consentito di ottenere il diciannovesimo risultato utile consecutivo e portare la Roma davanti alla porta del paradiso Champions non è l’esperienza, né il prozac: ma la competenza, sono le conoscenze, è il talento che non ha età. Se non l’hai a trent’anni, non l’hai a settanta. 

La Roma ha vinto una partita che la Fiorentina avrebbe meritato di pareggiare: nel secondo tempo, dopo l’ingresso di Fagioli e l’uscita dall’altra parte di Pellegrini, la squadra di Palladino s’è presa il campo e non l’ha più lasciato. Ha però avuto la disgrazia di fermarsi sul corpo e sulle mani di Mile Svilar, il miglior portiere della Serie A per rendimento e prospettive.  

Raffaele ha potuto finalmente mostrare anche al quarto uomo il cronometro che tiene sempre in mano e protestare per i secondi in più nei quali la Roma ha segnato.  

L’assenza di Dodo l’ha avvertita soprattutto Angeliño, la presenza della semifinale col Betis di giovedì prossimo ha condizionato le scelte iniziali di Palladino. La Fiorentina ci ha provato, solo che - oltre a Svilar - ha trovato un avversario deciso a prendersi i tre punti con tutte le sofferenze del caso. Mancini su Kean, in palla, e N’Dicka sono stati perfetti, così come Koné. Ha fatto bene anche Celik. Mentre mi ha sorpreso Gourna, indemoniato. 

Le righe conclusive le dedico al bellissimo coro dell’Olimpico riservato a Bove, che si è commosso: “Forza Edo, continua a sognare”.  

I complimenti li rivolgo alla dirigenza della Fiorentina: è stata ed è vicina al ragazzo che avrebbe meritato un’attenzione in più dalla società nella quale è cresciuto e che l’ha lanciato. 

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