Gasperini, il paragone con Ferguson e gli scontri
Ancora prima delle cinque qualificazioni in Champions e dell’incredibile notte di Dublino, nella quale la tripletta di Lookman porta la Dea nell’Olimpo dei vincitori internazionali, Gasperini viene paragonato ad Alex Ferguson. Diventa Gasperson, non solo Gasp, per la longevità dentro al club ma soprattutto per la capacità di incidere profondamente sullo stile e sulla riconoscibilità della squadra. Eppure non ha un approccio liscio con la vita: litiga con parecchi giocatori (ricordate il Papu Gomez?), arriva allo scontro con alcuni giornalisti bergamaschi, polemizza con molti avversari. Gradatamente si trasforma la sua dottrina in una sorta di bonapartismo calcistico, adorato dai tifosi dell’Atalanta e detestato dagli altri.
La ferita di Gasperini all'Inter
Forse il carattere da generale fumantino nasce dopo la delusione dell’Inter. Napoleone durò 100 giorni tra l’uscita dall’isola d’Elba e la definitiva capitolazione. Gasperini ad Appiano soltanto 73, trovando la sua Waterloo sul campo sintetico di Novara, nel suo amato Piemonte. Nessun altro allenatore è passato nell’Inter del Dopoguerra senza vincere una partita, a parte il traghettatore Verdelli che la guidò solo una volta. A Gasperini, Moratti ne concesse appena cinque in campionato prima di rivolgersi, guarda caso, a Claudio Ranieri, l’uomo che 14 anni dopo avrebbe chiamato Gian Piero alla Roma. Sempre cinque partite, sì. Chissà cosa sarebbe successo se Moratti si fosse comportato come Percassi, rinnovando la fiducia all’allenatore.
Gasperini-Roma, obiettivi e schema
La lucidità del resto è indispensabile nelle decisioni. Ne avrà fatto tesoro Dan Friedkin dopo il frettoloso allontanamento di De Rossi, in quel caso dopo 4 giornate di campionato. Gasperini ha chiesto conto anche di questo strappo al presidente, nel meeting di Firenze che ha condotto all’accordo. Gli è stato garantito il tempo necessario per imporre la sua mentalità e la sua cultura. Non significa rinunciare ai risultati nell’immediato, significa aspettare che i frutti di un cambiamento sboccino. La Roma da anni gioca con la difesa a tre, spesso anzi con il 3-4-2-1 caro a Gasperini, quindi parte da una base buona. L’ultimo arrivato dovrà trasformarla per soddisfare il prima possibile la grande ossessione del proprietario: la Champions. Magari vincendo un’altra Europa League, che sembra più esplorabile del solito osservando il lotto delle partecipanti della prossima stagione.