ROMA - È stato tra i migliori giocatori del campionato di Serie B, ha disputato 35 partite, di cui 34 in campionato, e se la Carrarese ha conquistato una storica salvezza con una giornata d'anticipo un po' di merito è anche suo. Luigi Cherubini ha 21 anni, è di proprietà della Roma e ancora non sa cosa lo aspetti nei prossimi mesi. Ma sa, e anche molto bene, tutto quello che ha passato negli ultimi anni. Trequartista che predilige partire dall'esterno, ha esordito in prima squadra ad ottobre 2023 con Mourinho dopo anni nel settore giovanile giallorosso. Sembrava destinato alla Juventus e poi al Milan, ma lui ha scelto di rimanere a Trigoria e il destino ci ha messo lo zampino. Partiamo proprio da qui.
Ci racconta cosa è successo a gennaio 2024?
«Si parlava di mercato, ma la realtà è che prendo una botta al ginocchio destro a ridosso del mio compleanno. Vent'anni. Faccio una risonanza che nota un'anomalia all'altro ginocchio, il sinistro. Con la Roma approfondiamo subito e non posso che ringraziare a vita la società per come mi ha supportato. Controlliamo tutto e scopriamo che è una cisti, da asportare immediatamente. Era un tumore benigno per fortuna e quindi il 21 febbraio torno in campo».
Durissima.
«Sì, ma adesso è passato. È chiaro che quando a 20 anni senti quella parola ti vengono i brividi, ma ora parliamo di calcio».
Ci racconta il suo anno alla Carrarese?
«Molto bello, importante e formativo. Ho un contratto con la Roma fino al 2027, sono partito in prestito secco e sono cresciuto. È stato come ricominciare da zero e quando lotti per la salvezza devi essere maturo».
Non parla solo di calcio, giusto?
«Esatto. Ho vissuto da solo, anche se i miei sono venuti spesso da me a Marina di Carrara. Ho abitato vicino al campo in una città top, con persone perbene. I tifosi sono sempre stati dalla nostra parte, nei momenti difficili ci hanno aiutato ad essere più forti. Non li dimenticherò mai».
La cosa che l'ha stupita di più?
«Non pensavo ad un cambiamento così netto. Cucinare, anche se spesso in videochiamata con mamma, pensare a tutte le cose pratiche e lavorare duro sul campo: sono stati mesi intensi. E poi mi ha stupito il gruppo Carrarese, non me lo aspettavo così unito dal primo all'ultimo. Siamo stati una famiglia soprattutto quando ci davano per spacciati. E invece alla fine ci siamo salvati con una settimana di anticipo».
Romanista, cresciuto in provincia di Tivoli, ha altre passioni?
«Da piccolo mi piacevano gli sport di combattimento poi ho fatto uno scelta diversa. A 9 anni ho incontrato alla Roma Pietro Donadio, una figura importante per me. Ci sentiamo ancora adesso che fa il preparatore individuale e da quel momento non ho più lasciato il calcio».
E adesso? Che fa l'anno prossimo?
«Non lo so ancora, ammetto che mi piacerebbe partire in ritiro con la Roma. Un po' di vacanza al mare, a Ibiza con gli amici, poi torno e riprendo ad allenarmi con i miei preparatori. Qualsiasi cosa mi aspetterà voglio farmi trovare pronto».
Cosa significa per lei la Roma?
Silenzio. «Tutto. Perché quando entri sei piccolo e spensierato ma poi quando vai via capisci cosa ha fatto per te. Per me la Roma è casa e io dirò sempre grazie a tutti».
Sente ancora De Rossi e Mourinho?
«Mister Daniele (testuale, ndr) mi ha scritto dopo una partita per farmi i complimenti, ho sentito anche Mourinho, il team manager della Primavera, Marzocca, e alcuni compagni. Ripeto: per me la Roma è casa».