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Svilar, blitz dell'agente a Roma: si tratta per il rinnovo. Cosa manca ancora, tutti i nodi da sciogliere prima del sì

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Svilar, blitz dell'agente a Roma: si tratta per il rinnovo. Cosa manca ancora, tutti i nodi da sciogliere prima del sì BARTOLETTI
A sorpresa il portiere ha fatto un blitz nella Capitale con l’agente per il contratto: lo scenario

Il blitz è stato utile ma non risolutivo. La Roma e Svilar non hanno ancora un accordo sul rinnovo del contratto. Forse era inevitabile, dopo settimane di frecciate sussurrate nelle orecchie senza un reale confronto. Da ieri almeno la trattativa è (ri)partita. All’indomani delle dichiarazioni rassicuranti di Ghisolfi («Mile è il nostro futuro, vogliamo rinnovare perché lui è importante per noi») si è svolto un grande summit: c’era il portiere, c’era il suo agente, c’erano lo stesso Ghisolfi e anche Ranieri, che nella sua nuova veste dirigenziale ha provato a mediare tra le parti. Dopo una lunga chiacchierata, nella quale ognuno aveva qualcosa da puntualizzare, la riunione si è conclusa cordialmente. Appuntamento alla prossima volta, quindi, tra non molto tempo. Un certo ottimismo soffiava in serata da Trigoria. 

La giornata di Svilar e la possibile firma sul rinnovo

Svilar è sbarcato a Fiumicino in mattinata nella sorpresa generale insieme al manager: i video lo hanno intercettato perché i cronisti erano all’aeroporto in attesa di Gasperini, arrivato quasi in contemporanea da Parigi. Ovviamente il nostro non si è sbottonato su quello che sarebbe successo dopo. Ma ha rilasciato una breve dichiarazione nel pomeriggio, quando si è imbarcato su un volo per Bruxelles per poi tornare nella sua Anversa. «Ci siamo incontrati - ha ammesso a La Repubblica - ma sul rinnovo sarà tutto più chiaro nei prossimi giorni». Secondo quanto trapela dal tavolo manca l’intesa sia sulle cifre, sia sulla struttura, sia sulle commissioni e sul bonus da versare alla firma. Svilar chiede uno stipendio da 3,6 milioni più bonus, circa il quadruplo rispetto all’ingaggio attuale, e vorrebbe una clausola rescissoria relativamente bassa, valida dall’estate 2026, per firmare. Insomma, c’è da lavorare, come spesso capita in queste situazioni.  

Svilar, il futuro da papà e quello alla Roma

Perché allora è stato invitato anche Svilar al meeting della pace? Mile fa sapere di essere passato per Roma anche per ritirare alcuni oggetti personali a casa. Sta vivendo un periodo particolare, non privo di preoccupazioni, perché la moglie June sta per partorire il primo figlio della coppia. Ma se ha partecipato all’incontro con la Roma - lo ha detto lui - è abbastanza strano che non si sia arrivati a una soluzione definitiva. Di solito i calciatori vengono chiamati quando bisogna brindare e scattare le foto celebrative. Forse anche lui voleva spiegare alcune cose di persona? Una cosa appare certa, coerentemente alle frasi pronunciate il giorno prima attraverso il Corriere dello Sport da Ghisolfi. Nonostante i problemi del fair play finanziario, la Roma non vuole vendere Svilar se non arriverà un’offerta irrinunciabile. La determinazione nel cercare un accordo va letta proprio in questa chiave. Conoscendo la volontà espressa in più momenti dall’interlocutore, che non vorrebbe cambiare squadra, Ghisolfi e Ranieri sono convinti di poterlo gratificare abbastanza da allontanare ogni tentazione esotica. Intanto dalla Serbia piovono parole dure da parte del ct Dragan Stojkovic: «Avevo fatto debuttare Svilar con la nazionale quando era il terzo portiere del Benfica, poi lui ha deciso che non voleva più giocare con noi per essere convocato dal Belgio. Non so come gli sia venuto in mente visto che il regolamento Fifa non lo consente». Evidentemente in questo periodo Svilar è destinato a creare dibattito a ogni livello: «Questa stagione è stata eccellente per lui, Mile è stato nominato miglior portiere della Serie A, quindi non avevo sbagliato a chiamarlo. Non posso però più convocare qualcuno che non vuole. Dipende tutto da lui: l’unica nazionale per cui può giocare Svilar è la Serbia». La vicenda è nota: Svilar, che è nato ad Anversa da famiglia serba, ha debuttato nelle giovanili belghe. Poi, su consiglio del padre Ratko che è stato portiere della Jugoslavia, ha chiesto il cambio di nazionalità per esordire nella Serbia. Poi, quando ha intuito che il Belgio lo avrebbe arruolato, ha rifiutato la chiamata di Stojkovic ma non ha ottenuto dalla Fifa il permesso per tornare indietro. 

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