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Pastore benedice il progetto dei Friedkin: "Roma, Gasperini e Ranieri scelte eccellenti"

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Pastore benedice il progetto dei Friedkin: "Roma, Gasperini e Ranieri scelte eccellenti"
L'ex fantasista argentino parla a tutto campo dei giallorossi, ma anche del Palermo, di Inzaghi, dell'Inter e del Psg...

ROMA - Palermo gli è rimasta nel cuore perché è lì che è esploso come calciatore. E anche perché ha conosciuto Chiara, sua moglie. Parigi è la città che l’ha reso uomo, padre e campione. Roma, invece, è quel luogo dell’anima dove poteva essere (tanto) e non è stato. Javier Pastore, 36 anni la prossima settimana, oggi vive a Madrid dove studia per diventare dirigente. Vuole rimanere nel calcio ma come allenatore no, al momento proprio non si vede. Il pallone gli ha dato tutto: emozioni, fama e ricchezza. Ma gli ha tolto anche parecchio, in primis un bel pezzo di salute. Oggi, dopo l’operazione all’anca che gli ha certamente semplificato la vita, tutto è alle spalle. Rimane un ragazzo generoso, disponibile e un infinito talento che, per dirla alla Walter Sabatini, "sapeva vedere le linee oscure del calcio". Quando il Psg, lo scorso 31 maggio a Monaco, ha vinto la prima Champions League della sua storia “El Flaco” c’era. Ha portato la coppa in campo prima della partita, insieme a Javier Zanetti, e soprattutto dopo, quando Marquinhos doveva solo alzarla al cielo. I suoi occhi lucidi non sono passati inosservati, così come il lungo abbraccio con Nasser Al-Khelaifi, il presidente del Psg che poi ha spiegato: "Ho scelto lui perché è stato il primo a credere nel nostro progetto". Facile, verrebbe da dire, visto che nel 2011 Pastore costava 43 milioni di cartellino e certo non si trasferì gratis. Ma le squadre che lo volevano erano tante, gli offrivano molti più soldi altrove e fu lui a scegliere Parigi dicendo no a Roma, Chelsea, Barcellona e Milan. Non si è mai pentito della sua decisione, anche se la Champions non l’ha vinta: "Almeno non da calciatore - scherza - ma sono felice di aver avuto un piccolo ruolo nella magica serata di Monaco. È stato davvero un onore"

Studia per diventare dirigente, di recente è stato anche protagonista di una tappa dell’EA7 World Legends Padel Tour a Madrid, ha per caso cambiato sport? 

"Ma no, mi piace il padel e gioco, vedremo tra un po’ se sarò competitivo. Ma il calcio era e resta il primo amore"

Partiamo dal Palermo? 
"Lo seguo sempre, è stata la mia prima squadra in Europa e Chiara è di Palermo, ovvio che tifi per loro. Mi aspettavo qualcosa in più dai playoff a dir la verità, ma spero tornino presto in Serie A. In me avranno sempre un sostenitore, senza dubbio". 
 
Palermo è anche Gasperini che però arrivò in Sicilia quando lei era già a Parigi. Come lo vede oggi a Roma? 
"Allenatore molto bravo, conosce tantissimo il calcio italiano, può fare bene a Roma. Ha carattere, impone il suo gioco, la sua visione del calcio e a dir la verità penso anche che la squadra della Roma, intesa come gruppo, sia importante. Con lui e con Ranieri la Roma si può giocare il campionato e tornare nelle zone alte della classifica, dove merita di stare. A Roma ho trascorso anni belli fuori dal campo, mi è sempre dispiaciuto arrivare a Trigoria e non dare quello che avrei voluto". 
 
Credere in quello che propongono gli allenatori è fondamentale, vedi Luis Enrique e i ragazzi del Psg. 
"Esattamente. Luis sa come arrivare alla squadra, i giocatori credono in quello che dice, è una persona magnifica e nessuno ne parla male, dai calciatori a tutti i dipendenti. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, è veramente una persona vera e onesta ed è un grande allenatore perché è vero che i giocatori del Psg hanno talento, ma lui gli ha tirato fuori una forza incredibile". 
 
E l’Inter? L’ha vista dal vivo a Monaco, se l’aspettava così? 
"Non mi aspettavo una finale chiusa con una vittoria del Psg tanto netta. Devo dire che è stata una partita strana, l’Inter ha preso subito gol e da quel momento il Psg ha giocato a modo suo e i nerazzurri non hanno proprio avuto la forza per ribaltare tutto. Per la facilità con cui il Psg ha vinto quasi non sembrava una finale".

Inzaghi poi è volato in Arabia. 
"Scelta personale, si pesano tante cose. Ma mi è dispiaciuto sentir parlare di stagione negativa, l’Inter è stata in corsa per tutto fino alla fine. Da calciatore ne avrei voluti vivere cento di anni così". 
 
Cosa ha provato Javier Pastore in quel momento? 
"Tanti pensieri, tante cose belle. Quando nel 2011 ho firmato a Parigi il presidente mi ha detto che voleva vincere la Champions. Era il suo sogno e sono fiero che ce l’abbia fatta. Sono stato felice per tutti loro, partecipare alla cerimonia mi ha fatto sentire bene e vedere il presidente citare tutti noi che negli anni abbiamo giocato lì è stato meraviglioso. Ma non è stata una sorpresa, lui mi ha sempre scritto: “Grazie per essere venuto per primo da noi”. Io so che persona è"
 
Chi vince il Pallone d’oro? 
"Credo che Dembelè abbia fatto una stagione strepitosa e penso che abbia un punto in più rispetto a Yamal. Ma certo a 17 anni che campione lo spagnolo…". 
 
Donnarumma? 
"Fa veramente la differenza, se quest’anno il Psg ha vinto tutto è stato perché ha avuto un portiere incredibile. Ma nel calcio di oggi conta chi fa i gol, non chi li salva. Però ecco, Gigio è stato pazzesco e avere un portiere del genere in squadra ti aiuta. Ti porta punti e trofei"

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