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Ghisolfi, un anno tra luci e ombre: dal flop Le Fée alla gestione Svilar

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Ghisolfi, un anno tra luci e ombre: dal flop Le Fée alla gestione Svilar AS Roma via Getty Images
Il dirigente francese lascia la Roma dopo soli 12 mesi in cui è successo di tutto

Un anno, anzi per l'esattezza un anno e tre settimane. Tanto (o forse è meglio dire poco) è durata l'esperienza di Florent Ghisolfi alla Roma. Il dirigente francese, infatti, ha trovato l'accordo per la risoluzione contrattuale con il club giallorosso nella notte lasciando la capitale proprio all'inizio del mercato estivo. Un fulmine a ciel sereno anche se qualche nube all'orizzonte si vedeva già da tempo. Un anno quello in cui Ghisolfi ha imparato a fatica l'italiano e ha dovuto osservare l'allontanamento prima dell'ex Ceo Lina Souloukou poi del tecnico Daniele De Rossi. Col passare dei mesi il suo ruolo era diventato meno centrale anche grazie alla salita al trono di Claudio Ranieri che ha risolto più di una bega in casa Roma.

Un anno tra flop di mercato e il caso Danso

Ghisolfi è arrivato in Italia tra tanto scetticismo. Aveva lavorato bene al Nizza, ma in una realtà enormemente più piccola rispetto alla Roma. Giovane, forse troppo. Inesperto di dinamiche italiane, quello di sicuro. Così gran parte dei rapporti coi media e con i procuratori li teneva proprio la Souloukou. Ma Ghisolfi, modi gentili e toni rassicuranti, ci ha messo del suo. Il suo primo acquisto è stato Enzo Le Fée preso per 23 milioni dal Rennes dopo due annate a dir poco deludenti. Un'intuizione che è finita presto per diventare un fallimento salvato in angolo dalla cessione del francese al Sunderland diventata ufficiale dopo il gol della promozione ai tempi supplementari del club inglese. Poi gli arrivi di Soulé, Dovbyk, Dahl, Saud, Sangarè. Per finire con Koné e Saelemaekers, voluti fortemente da De Rossi. Più di 100 milioni spesi per un campionato salvato solo dall'arrivo di Ranieri. In mezzo anche il caso Danso, il difensore del Lens (oggi al Tottenham) rispedito al mittente dopo non aver superato le visite mediche. Al suo posto arrivarono a parametro zero Hummels ed Hermoso, anche in questo caso non proprio una scelta brillante. 

Un anno di scossoni e il rinnovo di Svilar come ultima goccia

In questi mesi Ghisolfi ha dovuto assistere a radicali cambiamenti e all'arrivo di Juric nonostante lui caldeggiasse altri nomi. Nel frattempo ha imparato l'italiano anche se per sentirlo senza intoppi linguistici abbiamo dovuto aspettare la fine del campionato. Si è schierato con Ranieri per le proteste dopo alcuni arbitraggi storti, non si è mai esposto su acquisti e cessioni. Ma di fatto il suo appeal non è sbocciato. L'arrivo di Gasperini sembrava potesse essere l'inizio di un nuovo progetto targato anche Ghisolfi, ma così non sarà. A pesare sul giudizio dei Friedkin non è stato tanto il mercato estivo (e invernale) quanto ciò che è successo nell'ultimo mese a Trigoria. La goccia sarebbe stata la gestione del caso Svilar. Dal Texas, infatti, l'indicazione era chiara sulla permanenza del portiere ma la vicenda stava per finire in tragedia (sportiva si intende). Solo l'intervento di Ranieri ha permesso un accordo ormai a un passo col portiere. Insieme a Ghisolfi saluta anche il CFO Lorenzo Vitali, e la rivoluzione continua. 

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