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Dybala, il tocco del poeta

Magari non così presto, magari non in questo strano agosto con i sentimenti ancora fluidi, con l’abitudine al campionato che deve riprendersi il suo spazio. Però doveva accadere, il calendario è tiranno. La Roma, prima o poi, sarebbe arrivata a Torino guidata dal Grande Nemico Mourinho, quello dell’Inter, del Manchester United che si portò la mano all’orecchio dopo aver vinto in Champions League. Mourinho era già venuto, con la Roma, nell’anno sociale 2021-2022, ma ora lo Specialone cingerà con il braccio le spalle di Paulo Bruno Exequiel Dybala, 29 anni il 15 novembre, che pochi mesi era l’eterno ragazzo con la maschera, tra i più amati giocatori della Juventus (dovrebbe ancora esserlo). Mai i tifosi bianconeri avrebbero immaginato di ritrovarsi questo ragazzino come nemico così presto e con una delle squadre a più alto tasso di rivalità. Paulo sbarcò a Torino nel 2015. Anno di grandi cambiamenti, con l’addio di Pirlo, con Carlitos Tevez deciso a tornare in Argentina. Paulo, per cui la Juve di Andrea Agnelli fece la spesa più enorme fi no a quel momento (40 milioni) era un giovane rampante, un altro diamante scoperto dal Palermo di Maurizio Zamparini.

Ha ragione Max Allegri, a Torino Dybala è cresciuto, è diventato un mago della pioggia, un rabdomante, impossibile trovare il più bello tra i suoi 115 gol, il più splendente tra i 12 trofei, lungo una storia di sette anni. A volte i soprannomi sono un po’ così, avventati, ma il suo è perfetto, perché pochi giocatori sono stati preziosi come Paulo, pochi hanno dispensato così tanta gioia anche a chi juventino non è, ma ama il football e i suoi migliori interpreti. Ha ragione lui, Paulo, nel messaggio pre-ritorno, pubblicato su Instagram sotto la foto del Dybala juventino che abbraccia quello romanista: «Lo sport dà il meglio di sé quando unisce e spero che questo sia vero, più che mai domani».

No rivincite, no vendette. Solo calcio. Le lacrime e non l’astio gli scorrevano sul volto di bambino all’addio da Torino. «Sarà una partita piena di emozioni: tornare in una città dove ho tanti amici e giocare in uno stadio dove ho vissuto tanti momenti indimenticabili. Questa volta, però, lo farò per difendere la maglia giallorossa e i suoi tifosi, che mi hanno accolto come uno di loro». Non sono parole paracadutate per ottenere un atterraggio morbido. Dybala non si sente nemico, solo avversario. «Il bello del calcio è tutto questo messo insieme e per questo voglio godermi questa partita, sono convinto che sarà un grandissimo spettacolo... e io darò il massimo per vincere. DAJE ROMA». Scritto da lui o da un ghostwriter, è perfetto. Purtroppo poi ci sono le variabili, perché il calcio non è perfetto, è un posto di grandi passioni spesso inconciliabili, un luogo dove la ragionevolezza viene erosa dal tifo. Lo mettiamo in conto, nei limiti del rispetto. Qui, però, si tifa per Dybala, senza guardare la maglia che indossa, perché chi ama i poeti non fa distinzioni. Un poeta sta più in alto dei contrasti, anche se ti può far male con uno dei suoi meravigliosi versi.

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