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Iervolino, l'intervista esclusiva: "Vado avanti solo se Salerno è con me"

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Le parole del presidente della Salernitana, ultima in classifica con due allenatori esonerati, l’ammutinamento del bomber e la piazza che contesta tutti

«Non posso essere il sacerdote di una setta che dopo ogni sconfitta deve sacrificare qualcuno. Non mi si può chiedere questo, non sarei Danilo Iervolino». La Salernitana è finita dentro un tunnel e il suo presidente, imprenditore 45enne al quale piace definirsi «un sognatore che non si arrende mai», stavolta sembra stanco di lottare controcorrente: «Mi chiamano Schettino, dicono che ho abbandonato la squadra. Solo perché non parlo da mesi affinché i manager che pago possano assumersi le loro responsabilità in autonomia? È davvero questo il prezzo da pagare per non essere mai stato un tiranno?».  

Presidente, la Salernitana è ultima con 14 punti, ha vinto solo 2 partite e si trova a -11 dalla salvezza. Come ha fatto a inabissarsi in questo modo? 
«La squadra ha mollato troppe volte. Sono delusissimo e ora mi aspetto che prevalga l’orgoglio. Forse ho sbagliato a dare troppa fiducia».

La accusano di essere diventato un mangia-allenatori. 
«Sousa mi aveva promesso un campionato importante, poi ha cominciato a sparare a zero sulla società. Forse voleva andarsene. Le scelte estive sono tutte di De Sanctis. Ci avevano anche proposto Soulé e Isco, non li ha voluti. Si immagini, in risposta a chi parla di una campagna acquisti a risparmio, che solo Dia e Pirola sono costati più che due intere squadre concorrenti. Poi Sabatini a gennaio ha avuto carta bianca, spendendo oltre 6 milioni: è il miglior ds d’Italia, ma sa che una parte di questi risultati è imputabile a lui e si è già scusato. Su Inzaghi ho puntato, Sabatini ha voluto mandarlo via. Ora diamo tempo a Liverani».

Tornasse indietro cosa cambierebbe? 
«Nel calcio se fai da solo sei un tiranno arrogante, se deleghi fai la figura dell’ingenuo. Forse dovrei ascoltare di più il mio istinto».

Alla salvezza crede ancora? 
«Io sì, anche se bisogna essere realisti e prepararsi eventualmente ad affrontare la Serie B. Nel caso, ci rimboccheremo le maniche per ripartire e risalire velocemente».

La piazza la contesta. 
«Ho letto gli striscioni contro di me. Umanamente sono affranto. Ma dire che non andrò più allo stadio è un’illazione stupida e disgustosa. Contro il Lecce sarò al mio posto».

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