GENOVA - E' un Fabio Quagliarella a cuore aperto quello che si è raccontato a 'I Signori del Calcio', in onda domani alle 23.45 su Sky Sport 1 HD. Ecco alcuni passaggi dell'intervista all'attaccante della Sampdoria, a partire da quello in cui parla della vicenda stalking che lo ha visto coinvolto: «Dal mio arrivo a Napoli, anzi già da un anno prima, iniziavano ad arrivarmi lettere anonime, minacce di morte, messaggi sul telefonino di ogni genere, a me, a mio padre, a mia madre, di qualsiasi natura. Attacchi brutti di pedofilia, di camorra. E da lì è iniziato un incubo. È iniziata a venire a mancare la serenità per giocare. Questo fatto era diventato un incubo, un’ossessione. Qualsiasi persona ti guardasse, tu avresti potuto dire “può essere lui, può essere l’altro”. E credetemi, io non amo tanto ritornarci su, perché fa male, perché è come riaprire una ferita che mi sono portato dietro per diversi anni. Non è una cosa di uno, due, tre mesi, stiamo parlando di anni e anni». Quagliarella racconta poi la gioia per la pace ritrovata nel suo rapporto con i tifosi partenopei: «Tengo molto al fatto che con la mia gente sia ritornato il sereno. Quello striscione che è stato esposto in Napoli-Atalanta, ho fatto fare un poster e ce l’ho a casa. 'Nell’incubo in cui hai vissuto enorme dignità, ci riabbracceremo presto Fabio, figlio di questa città'. Cosa dire? Non era dovuto nei miei confronti, ma è una cosa che mi ha riempito il cuore all’ennesima potenza».
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