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Il Toro ricorda Gigi Meroni

ANSA
Era un genio sul campo e nella vita, fu ucciso in incidente a soli 24 anni. Capelli lunghi, baffi, vestiti eccentrici, amava la pittura e la musica

TORINO - Il 15 ottobre di 48 anni fa, una domenica, moriva Gigi Meroni, il più grande talento granata del dopo Superga. Il Torino, che ne ha fatto una delle sue numerose leggende, ricorda la "farfalla granata" con le parole di Gianpaolo Ormezzano, sul suo sito web, e la deposizione di un mazzo di fiori al cippo di corso Re Umberto, nei pressi del civico 46, dove in una sera piovosa venne investito da un'auto guidata - beffardo destino - da Attilio Romero, suo grandissimo tifoso e presidente del Torino prima dell'era Cairo.

LA CARRIERA - Cresciuto nel Como e portato dal Genoa nel calcio che conta, era stato acquistato nel 1964 da Orfeo Pianelli, il presidente dell'ultimo scudetto granata. In tre stagioni con la maglia granata realizzò 22 gol, facendo innamorare gli appassionati di calcio per i dribbling ubriacanti, gli assist a ripetizione e le giocate imprevedibili. Un genio, sul campo come nella vita. Capelli lunghi, baffi, vestiti eccentrici, amava la pittura e la musica, al punto che tra i suoi numerosi soprannomi gli era stato affibbiato anche quello di 'beat', il movimento artistico che negli anni Sessanta inventò modelli di rottura col passato. Morì a soli 24 anni, dopo avere strapazzato con il suo Torino la Sampdoria per 4-2. La settimana dopo il funerale, davanti ai tifosi in lacrime, il Toro sconfisse 4-0 la Juventus, miglior risultato ottenuto in un derby. Anche questa è leggenda.

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