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Serie A Torino, Moretti: «Siamo un grande gruppo»

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Il difensore: «Mi metto a disposizione dei giovani. Ritiro? Momento complesso. Sirigu lavora come un matto»

TORINO - Emiliano Moretti, ha parlato a margine della conferenza "Prendiamo a calci la malattia e vinciamo la coppa", ha risposto alle domande dei giornalisti: "A me la parola titolare piace poco: credo davvero che in un gruppo non si possa parlare di titolari e non. Io vivo il mio lavoro cercando di dare il massimo in tutti i momenti della giornata, poi il fatto di giocare o meno è una scelta che spetta all'allenatore. L'obiettivo di tutti noi è quello di mettere in difficoltà il mister nelle scelte: c'è una sana competizione e si è instaurato un ottimo rapporto tra tutti noi".

OBIETTIVI E GIOVANI - Sugli obiettivi della squadra: "Caratterialmente non sono il tipo di persona che fa proclami: mi piace vedere le cose in modo equilibrato. Questa squadra ha sposato in pieno il modo di lavorare dell'allenatore e diamo il massimo per migliorare e correggere gli aspetti tecnico-tattici che funzionano meno bene. Per il resto non bisogna fare calcoli o porsi obiettivi precisi. Il bilancio di queste prime giornate è positivo, ma sicuramente avremmo potuto fare qualcosa in più pur avendo affrontato squadre di livello". Sui giovani della rosa: "Cerco di mettermi a disposizione dei ragazzi che arrivano a giocare in un campionato difficile come quello italiano. Ma come me ci sono tanti miei compagni che fanno lo stesso. Questa è una squadra vera. Spesso si usa la parola "gruppo" con diversi significati: per me essere gruppo significa essere fratello di chi indossa la mia stessa maglia".

SUL RITIRO - Moretti affronta poi l'argomento ritiro: "Il momento dell'abbandono della professione del calciatore è sempre complesso: la nostra è una professione particolare e spesso ci sentiamo molto di più di quello che in realtà siamo. Quando smetti devi rientrare in una realtà diversa da quella in cui hai vissuto negli ultimi 20 anni e non per tutti è facile". Moretti conclude su Sirigu: "Sono molto felice di essere un suo compagno perchè lavora come un matto e questo è di esempio per i giovani, ma anche per noi più anziani".

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