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Venezia, il fastidio della Serie A e la questura che non vuole noie

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Venezia, il fastidio della Serie A e la questura che non vuole noie Lapresse
Leggi il commento sulla trasferta vietata ai tifosi del Bologna e a tante altre squadre

È evidente, il questore di Venezia ha in testa una sua personalissima riforma del campionato: si gioca a otto squadre, il Venezia più altre sette presentabili. Decide lui quali. È quanto si desume dalla sua indefessa attività di respingimenti, che rifiuta gli sbarchi di immigrati del Genoa, dell’Atalanta, dell’Udinese, dell’Inter, del Parma, del Lecce, del Cagliari, del Verona, della Roma, della Lazio, del Napoli e ora del Bologna (mi scuso per la noia dell’elenco, ma è la questura a darci dentro).  

Di volta in volta vengono ributtati a mare gli ospiti per varie ragioni di sicurezza pubblica, tutte riconducibili a “storiche rivalità” tra le tifoserie (mi viene da chiedere: ma il Venezia, società così piccola e con un passato così piccolo in A, com’è riuscito a farsi odiare in un modo così grande?). Il questore non vuole noie, metti che le legioni barbariche del Lecce e del Cagliari sbarchino in massa, come garantire che la città non venga messa a ferro e fuoco.  

Chiaramente il questore preferisce la tranquillità ascetica e il silenzio assorto che solitamente regnano tra calli e canali, dove non si muove anima viva, e se qualche anima si muove è comunque civile, sobria, educata, come dimostrano decenni di cronache su mistici e anacoreti che si radunano in centro ad ogni stagione dell’anno. E certo il questore si sentirà più a suo agio dal 24 al 26 giugno, quando si ritroverà in casa il popolare Bezos, per quello che viene definito il matrimonio del secolo (un altro), lui con la sua diciamo non proprio raffinata Lauren Sanchez, una cosa francescana per una moltitudine di invitati non proprio indigenti, arrivo su yacht da 500 milioni, occupati cinque hotel extralusso con suite da 32mila a notte, prenotata l’intera flotta cittadina dei taxi.  

Lo vedremo lì, il questore intransigente che domani non vuole allo stadio i famigerati tifosi del Bologna, noti per avere devastato intere città nei diversi continenti: vedremo se avrà il coraggio di negare al matrimonio del secolo l’adeguato servizio d’ordine, a naso un po’ più impegnativo e dispendioso di quello per una partita qualunque di serie A. 

E comunque: inutile star qui a negare che i tifosi possano creare problemi, le frange più sguaiate s’inventano spesso numeri da randellare, ma il caso di Venezia va ben oltre qualsiasi discorso di preoccupazione e di prevenzione. Se il questore di Venezia non vuole in città le tifoserie di dodici squadre su diciannove (i ventesimi sono i veneziani, forse quelli li tollera), il segnale non è di Venezia piazza infernale, ma magari di un più banale fastidio istituzionale.  

In ogni caso il Venezia ha voluto la Serie A, se l’è conquistata, e in questa Serie A deve nonostante tutto muoversi. Finché non si deciderà di vietare tutte le partite esterne a tutte le tifoserie, bisognerà garantire agli ospiti la possibilità di andare allo stadio Penzo, salvo ovviamente casi davvero estremi, davvero pericolosi. A meno che non si dica chiaro e tondo che il Venezia non ha i requisiti in regola per il calcio di certi livelli, data la situazione particolare della città. E allora serie D a vita. Punto. Resta però inteso questo: se una questura ogni volta non è in grado di tenere a bada quattro idioti, forse il problema non è la piazza, ma la questura. 

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