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Vincent, che storia: festa in Scozia con l’Inverness

Il centrocampista inglese, venticinque anni, ha segnato il gol della vittoria (2-1) nella finale della Scottish Cup contro il Falkirk. Un trofeo storico per l’Inverness, piccolo club fondato ventuno anni fa e arrivato al trionfo dopo aver eliminato anche il Celtic.

ROMA - Pullman scoperto e giro della città con la Coppa di Scozia in bella mostra, come un capolavoro da museo. La finale vinta con il Falkirk diventerà presto un dvd da collezione per l’Inverness e per i suoi tifosi. Un club di estrazione proletaria, senza i soldi di finanzieri e petrolieri, rimasto sempre ai margini fino a sabato scorso, quando a Glasgow si è ritrovato sul palco di Hampden Park davanti a trentasettemila spettatori, tra nuvole di coriandoli e le note di “we are the champions”. L’Inverness è stato fondato ventuno anni fa e gioca in un piccolo impianto - il “Caledonian Stadium” - da quasi ottomila posti. Il gol di Marley Watkins dopo trentotto minuti, l’espulsione del difensore Carl Tremarco, il pareggio del Falkirk con Peter Grant, il graffio del 2-1 di James Vincent, a un soffio dai tempi supplementari. Una sceneggiatura piena di sorprese. Primo trofeo nella storia, a completare una stagione d’oro, chiusa in campionato al terzo posto.

L’IMPRESA - Una rosa di ventuno calciatori che vale complessivamente meno di sei milioni di euro. Un allenatore, John Hughes, che ha cinquant’anni ed è stato ingaggiato alla fine del 2013, dopo una modesta carriera da difensore impreziosita da trentuno presenze e due gol con la maglia del Celtic. Una squadra, l’Inverness Caledonian Thistle Football Club, che ha sotto contratto appena sei giocatori scozzesi. Il blocco è dominato dagli inglesi: dieci. Tre gli irlandesi, poi ci sono un estone, l’ala sinistra Tarmo Kink, e un attaccante nigeriano, Edward Ofere, che aveva conosciuto il calcio italiano con il Lecce.

IL CELTIC - La maratona in Coppa di Scozia è cominciata nel quarto turno con un pareggio (1-1) contro il St. Mirren: decisivo il replay, terminato 4-0 per l’Inverness, che ha eliminato poi il Partick Thistle (2-1) negli ottavi e il Raith Rovers (1-0) nei quarti. Il colpo d’autore è arrivato in semifinale, quando la squadra rossoblù ha battuto addirittura il Celtic (quattro titoli consecutivi) dopo i tempi supplementari: dallo 0-1 firmato da Virgil Van Dijk al pareggio di Greg Tansey. Altri brividi dopo il novantesimo minuto: gol di Edward Ofere, replica di John Guidetti e 3-2 di David Raven a un passo dall’incubo dei calci di rigore. Emozioni e spettacolo, prima di completare lo show con il Falkirk.

LA FORMAZIONE - Esson in porta, linea difensiva a quattro con Shinnie (capitano), Meeking, Devine e Tremarco. Due mediani: Draper e Tansey. Tre mezzepunte: Christie, Ofere e Doran. Watkins nel ruolo di centravanti. E poi i tre cambi effettuati da Hughes: Ross, Vincent e Williams. Ecco il gruppo che ha conquistato la Scottish Cup. L’Inverness si è garantito l’ingresso in Europa League. Il tecnico John Hughes si prepara a prolungare il contratto, in scadenza nel 2016. Dal 4-2-3-1 al 4-4-2: sono questi i due moduli che hanno aiutato la squadra a trovare una precisa identità.

IL GOL DECISIVO - E’ stato James Vincent, che vale sul mercato duecentomila euro, a regalare la Scottish Cup. E’ un centrocampista, è inglese, è nato a Glossop il 27 settembre del 1989, è alto un metro e 80, ha venticinque anni e ha segnato un gol indimenticabile per il piccolo Inverness. Venti presenze e un gol (all’Hamilton) in campionato; quattro gare in Coppa di Scozia. In passato ha giocato nello Stockport County e nel Kidderminster Harriers. E’ stato acquistato dall’Inverness nel 2013 e ha sottoscritto un accordo triennale. Nel 2012 era stato convocato nella nazionale inglese della League One (l’equivalente della serie C italiana) e ha sfiorato più avanti - grazie alle origini dei suoi genitori - la convocazione nell’Irlanda del Nord, diretta dal commissario tecnico Michael O’Neill.

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