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Dahoud, dalla Siria alla maglia del Borussia Mönchengladbach

E’ un centrocampista, ha diciannove anni, gioca nella nazionale tedesca Under 20 ed è uno segreti della squadra allenata da André Schubert, che in dieci partite ha raccolto 26 punti, uno in più rispetto al Bayern Monaco di Pep Guardiola. Due gol e quattro assist in Bundesliga. Ha un contratto fino al 2018.

ROMA - Con l’allenatore svizzero Lucien Favre in panchina, dopo cinque partite, il Borussia Mönchengladbach era ultimo in classifica: zero punti, due gol realizzati e dodici subiti. Presente buio e prospettive povere. Adesso, alla quindicesima giornata, è terzo e lotta per la qualificazione in Champions League. André Schubert è il tecnico del grande rilancio: in dieci gare ha raccolto con il Borussia Mönchengladbach otto vittorie e due pareggi, un totale di ventisei punti, uno in più - nello stesso periodo - del Bayern Monaco di Pep Guardiola. Da precario a intoccabile: Schubert era stato ingaggiato ad interim, dopo le dimissioni di Favre, mentre ora ha un contratto fino al 2017. E’ ancora imbattuto in Bundesliga, ha trasformato una squadra spenta e si è tolto - finora - la soddisfazione di correre più veloce del Bayern Monaco. 

I DUE MODULI - E’ partito con il 4-4-2 e ogni tanto è passato al 3-4-2-1, come sabato scorso quando ha battuto in casa per 3-1 un totem come Guardiola. Ha conosciuto la gavetta, ha guidato il Paderborn e il St. Pauli in serie B, ha diretto la nazionale tedesca Under 15, ha lavorato a livello di settore giovanile e ha allenato la seconda squadra del Borussia Mönchengladbach. Schubert ha 44 anni, si è laureato in scienze sportive all’università di Kassel, dove è nato il 24 luglio del 1971 ed è l’allenatore che ha sorpreso di più in Bundesliga. Viaggia a una media, nel campionato tedesco, di 2,60 punti a partita.

LA SFIDA - L’obiettivo è la qualificazione alla prossima edizione di Champions League. Blindare il terzo posto fino al termine della stagione: ecco la missione di Schubert, che ha salutato senza rimpianti - dopo il ko con il Manchester City - la fase a gironi del torneo europeo più prestigioso, almeno per quest’anno. Priorità, adesso, alla Bundesliga. Il Borussia Mönchengldabach, che aveva incantato all’inizio degli Anni Settanta con Günther Netzer e Rainer Bonhof, con Allan Simonsen e il centravanti Jupp Heynckes, ha ingranato la marcia giusta con Schubert e vuole chiudere in bellezza il girone d’andata. Mancano due partite prima della sosta invernale: sabato c’è la trasferta a Leverkusen contro il Bayer, mentre domenica 20 ospiterà in casa il Darmstadt.

IL RILANCIO - Sei gol e otto assist per il brasiliano Raffael, quattro reti per Lars Stindl: insieme formano il tandem d’attacco. Buono anche il rendimento di Fabian Johnson, esterno sinistro, nato in Germania e nazionale americano, a segno quattro volte. Organizzazione tattica e solidità: prezioso, negli equilibri del Borussia Mönchengladbach, l’apporto dei due mediani Granit Xhaka, classe 1992, capitano, passaporto svizzero, e Mahmoud Dahoud, diciannove anni, origini siriane, emigrato in Germania quando era bambino con la sua famiglia. 

LA PERSONALITA’ - Dahoud copre e costruisce, gioca con la maglia numero otto, recupera tanti palloni e regala logica al reparto. E’ alto un metro e 77, è nato il primo gennaio del 1996 ad Amude, è la novità di questa prima parte della stagione. Viene considerato in Bundesliga come l’under 20 più interessante e promettente. Centrocampista completo, può muoversi davanti alla difesa, ma ha il passo e le risorse giuste per fare anche la mezzala. Lancio, intelligenza tattica, velocità di gambe e di pensiero, quindici presenze in Bundesliga, due gol (all’Augbsurg e all’Eintracht Francoforte) e quattro assist. In Champions è stato utilizzato sei volte. Dahoud ha iniziato a giocare nel vivaio del Fortuna Düsseldorf e nel 2010, da svincolato, si è trasferito al Borussia Mönchengladbach. Ha fatto parte della nazionale tedesca Under 18 di Horst Hrubesch, ha giocato nell’Under 19 di Marcus Sorg e lo scorso 3 settembre 2015 ha debuttato nell’Under 20, lanciato da Frank Wormuth, contro l’Italia di Alberigo Evani, gara vinta dai tedeschi per 2-0 con i gol di Marvin Stefaniak e Maximilian Eggestein.

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