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Soria, grandi parate per un Getafe che sogna la Champions

E' spagnolo, ha 25 anni, è cresciuto nel Real Madrid, si allenava in passato con Casillas. Sta vivendo una stagione da protagonista, ha parato due rigori nella squadra allenata da Bordalas, quinta in classifica. E ora aspetta la convocazione in nazionale del ct Luis Enrique.

ROMA - Venti minuti di treno da Madrid, la linea si chiama C4, quindici chilometri di binari fino al centro della capitale, il biglietto costa tre euro: Getafe era considerata solo una periferia, un sobborgo, la città dei pendolari. Ma ora, nella Liga, nonostante un budget limitato (il quinto meno ricco del campionato) e una rosa complessiva di 23 giocatori che vale 86 milioni (quanto il cartellino di Isco o Kroos), si ritrova a lottare per un posto in Champions League. E’ la risposta dei “Los Azulones”, come sono chiamati dai tifosi. Un club fallito e rinato nel 1983, lo stadio “Coliseum Alfonso Perez” è la casa di 17.300 persone. Nel 2016 era retrocesso in “Segunda Division”, adesso è quinto. Un esempio di gestione moderna, dove le idee si sostituiscono ai soldi, ai petrolieri, agli sceicchi, agli sponsor, ai campioni. 

LA REGIA - Il presidente è Angel Torres Sanchez, 66 anni, imprenditore, che da ragazzino aveva cominciato a lavorare come meccanico e operaio in una fabbrica di elettrodomestici. L’allenatore è José Bordalas, 54 anni, terza stagione sulla panchina del Getafe, il 4-4-2 come principio di base e una venerazione per il Milan di Arrigo Sacchi. Nove vittorie, otto pareggi, sei sconfitte, ventotto gol realizzati e diciannove subiti. Il Getafe ha perso solo due volte dal 25 novembre: contro il Barcellona e l’Atletico Madrid.

IL BLOCCO - Una squadra esperta, l’età media supera di poco i 28 anni. Jorge Molina, classe 1982, è il capocannoniere: otto gol e un’intesa brillante con Jaime Mata (1988), a segno sei volte. L’altra carta in più è rappresentata da Angel Rodriguez (1987), cinque reti. Centrocampo robusto, muscoli e resistenza, difesa organizzata, il terzino è Antunes, 31 anni, portoghese, ex Roma, Lecce e Livorno. Ma il fattore che sta incidendo di più va ricercato in porta: David Soria, scuola Real Madrid, dagli allenamenti con Iker Casillas alla voglia di mettersi in discussione. Prima il Siviglia, portato da Monchi. E dalla scorsa estate il Getafe. 

IL CT LUIS ENRIQUE - Contratto fino al 2022, un affare da tre milioni, anche se il Siviglia si è garantito un diritto di prelazione per riportarlo in Andalusia. Soria è diventato uno dei portieri più affidabili e stimati della Liga. Un metro e 92, due rigori parati (a Ibai Gomez del Deportivo Alaves e a Karl Toko Ekambi del Villarreal), istinto, eleganza, senso della posizione, sicurezza nelle uscite, la capacità di guidare i compagni di reparto. E’ nato a Madrid il 4 aprile del 1993, lasciato il vivaio del Real Madrid aveva vissuto una breve esperienza anche in Inghilterra, nel Leicester. Diciannove gol subiti, in otto partite è riuscito a blindare la porta, nel suo ruolo il primo riferimento è Jan Oblak, sloveno dell’Atletico Madrid. Ha vinto per due volte l’Europa League con il Siviglia. Ha un sogno, come ha raccontato in un’intervista rilasciata al giornale “Marca”: ricevere la convocazione in nazionale dal ct Luis Enrique. E la sorpresa potrebbe essere in arrivo. 

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