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Italia, difesa e contropiede

Leggi il commento sugli azzurri di Spalletti, attesi dal ritorno dei quarti di Nations League a Dortmund contro la Germania

Siamo davvero tanto distanti dalla Germania? Leviamo il “tanto”, siamo distanti, sì. Non abbiamo un 10 come Musiala (speriamo davvero in Maldini), nemmeno un attaccante/trequartista/seconda punta/esterno come Havertz, che per fortuna non c’era giovedì e non ci sarà stasera, non abbiamo neppure uno come Sané, anche se ci avviciniamo con Politano. Intanto però abbiamo trovato un centravanti (anzi, due) del livello di Wirtz (più o meno), anche lui assente nelle due partite contro gli azzurri. Però a Milano, pur non avendo giocatori dello spessore di Riva e Rivera, di Paolo Rossi e Scirea, di Pirlo e Del Piero, e ancora di Pirlo e De Rossi, ragazzi che in Germania ricordano come un incubo da vecchie generazioni, abbiamo giocato alla pari dei tedeschi.

Difesa e contropiede, lo stile dell'Italia

Loro con la palla fra i piedi, noi col nostro stile, difesa e contropiede. Uno stile, sì, che magari non è gradito a chi vede questo gioco solo sotto le sue lenti, ma che invece ha riportato il nostro calcio alla sua storia. Ora lo chiamano “blocco basso”, a noi piacerebbe chiamarla strategia arguta: non è stata la Germania a obbligare gli azzurri a restare così indietro, sono stati gli azzurri e il loro ct a scegliere questa linea, per ripartire subito, con fiammate come quella dell’uno a zero di Tonali. La Germania piace a chi confonde il possesso palla col “fare la partita”. Ma se la palla gira ininterrottamente da un angolo all’altro del campo senza mai (o quasi mai) trovare una via d’uscita è solo esibizione. Il calcio dell’Italia è stato più immediato, più svelto, siamo arrivati in zona-gol senza perdere tempo. Sarà così anche stasera a Dortmund? La Germania vorrà dimostrare la sua superiorità con lo stesso possesso palla di San Siro? Se andrà in questo modo, avremo davvero qualche speranza. 

Azzurri in Germania con personalità

Le partite di andata dei quarti di Nations League hanno confermato un abbassamento del livello tecnico delle grandi nazionali. La Francia, che ha i giocatori più forti ma il gioco più scadente, ne ha presi due dalla vecchia Croazia (caro Carletto, convinci Modric a continuare fino a 50 anni, oggi è lui il Calcio); la Germania non ha incantato, il Portogallo che vive ancora sulle fiammate del quarantenne Ronaldo è stato piegato dalla Danimarca anche nel gioco (ha perso solo 0-1 perché Diogo Costa ha fatto il fenomeno). L’Italia non è, individualmente, sui livelli delle altre, ma lo è con la testa, con la personalità, il carattere e lo spirito che ha mostrato soprattutto nel finale contro la Germania. Abbiamo perso sul piano fisico, non su quello del gioco. Se Nagelsmann può mettere un centravanti di 194 centimetri come Kleindienst e quello segna di testa (anche per una disattenzione), se sugli angoli salgono dei giganti come Rüdiger (lo marcava Udogie con 4 centimetri in meno) e Tah (195 centimetri), diventa complicato per noi. Che abbiamo però un senso di squadra, una gran voglia di riprenderci quello che avremmo meritato già a Milano. Riva, Paolo Rossi, Pirlo e De Rossi hanno traumatizzato la Germania, ora tocca a Kean e a Barella. La fiducia non ci manca.

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