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Rupert Everett presenta The Happy Prince a Roma

L'attore britannico ha raccontato il suo film e la figura di Oscar Wilde, soffermandosi anche sui riferimenti autobiografici e personali.

Esponente di grande rilievo nel panorama artistico e letterario dell'Europa, Oscar Wilde è noto anche per la sua vicenda personale, che lo ha portato a diventare un simbolo e un'icona. A lui Rupert Everett si ispira nel suo nuovo film, che dirige e interpreta, The Happy Prince.

Ecco cosa ha raccontato alla conferenza stampa romana l'attore.

Come nasce l'avventura produttiva del film?

Carlo Degli Esposti [Palomar ndr.]: “Quando ci è capitata l'occasione di poter partecipare alla compagine produttiva di questo film, non abbiamo avuto dubbi nell'aderire. [...] Da qui è nata un'amicizia e stima professionale che è andata oltre questo lavoro. [...] Rupert sarà un inquisitore ne Il nome della rosa, che stiamo girando in questo momento a Cinecittà”.

Lei è quasi scomparso dalle scene dopo il suo coming out. Nei titoli di coda del film si legge che la figura di Wilde è stata riabilitata solo nel 2017. Quanto c'è di autobiografico in questo lavoro?

Everett: “Se lavori in un mondo come quello del cinema, che è aggressivamente eterosessuale, devi in un certo senso negoziare, se sei gay. Prima o poi finisci per scontrarti con un muro. Forse non ora, le cose stanno cambiando, ma prima, negli anni '80 e '90, non era facile. In questo senso Wilde per me è sempre stato una fonte di ispirazione. Ricordo che, quando ero un giovane adulto a metà anni '70 a Londra, essere omosessuali era diventato legale solo da poco, dal 1968. Quindi, noi tutti avevamo la sensazione di seguire le orme di Oscar Wilde”.

Ha pensato subito di interpretare lei il personaggio di Wilde?

Everett: “Sì, stavo cercando di continuare a lavorare e vivere nel mondo del cinema. Quindi ho pensato che il modo migliore per farlo fosse quello di scrivere per me stesso un ottimo ruolo”.

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