ROMA - Dopo il successo planetario di La La Land, Damien Chazelle coraggiosamente cambia genere e fa di nuovo centro. Il suo "First Man-Il primo uomo" sottolinea ancora una volta come il più giovane regista ad aver vinto un Oscar non solo non sbaglia un colpo, ma è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. 

First Man racconta la storia della prima missione della NASA sulla Luna, focalizzandosi sulla figura di Neil Armostrong e sui dieci anni che precedono la missione dell’Apollo 11. La narrazione tocca tutti gli aspetti della vita dell'astronauta e si concentra in modo particolare su quelli psicologici, familiari e "motivazionali" del protagonista, segnato da un lutto che lo accompagnerà per tutta la vita. 

A Chazelle interessa l'impresa aerospaziale, e lo sviluppo di tutta la parabola tecnologica che la permette, ma sembra più portato a soffermarsi sull'umanità, sulla forza che porta alcuni uomini a pensare "oltre", ad essere pronti per il sacrificio. Che sia l'idea dell'esplorazione o il superamento di un dramma familiare (come nel caso di Armstrong). 

Spettacolari le scene nello spazio, forse la parte più debole è proprio quella dello sbarco sulla Luna, troppo estesa e intrisa nel finale di un eccesso di retorica. Detto questo, il film, in uscita il 31 ottobre, è sicuramente da vedere al cinema, per apprezzare al cento per cento lo straordinario impianto visivo costruito da Chazelle. 

GLI ATTORI - A dare il volto a Neil Armstrong è Ryan Gosling, che restituisce al pubblico il carattere quasi distaccato del protagonista. Un distacco che però è solo esteriore, un primo strato che nasconde emozioni forti, svelate principalmente dagli occhi (le lacrime, lo sguardo fisso sulla Luna o sulla Terra). Da segnalare anche una bravissima Claire Foy, che interpreta Janet, la moglie di Neil.