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Giffoni Sport: Riccardo Cucchi: "La radiocronaca sviluppa l'immaginazione"

Riccardo Cucchi chiude la giornata di giovedì 25 luglio parlando di cosa significa emozionare tramite il giornalismo sportivo. La magia dello sport, l’arte della radiocronaca e del racconto saranno gli elementi principali dell’incontro. 

Ultimo incontro della giornata, giovedì 25 luglio, con Riccardo Cucchi. All'Antica Ramiera di Giffoni parlerà con i ragazzi della sua esperienza in RAI da radiocronista e come si possono trasmettere determinate emozioni tramite la narrazione sportiva. 

Riccardo Cucchi porta la RAI a Giffoni Sport

"Guardando i ragazzi mi rendo conto che per me la RAI, che ho vissuto da ascoltatore e poi da radiocronista, è lontana rispetto a voi. Comprendo che seguite di più il mondo della televisione. Tra l'essere un telecronista e l'essere un radiocronista c'è una bella differenza".

Allora parliamo proprio di questa differenza: "Se mi chiedeste la differenza io proporrei questo esempio: immaginate la fotografia sulla prima pagina di un giornale. Nella didascalia trovate scritto cosa c'è in quella fotografia e questo è l'esempio di telecronaca. Quando invece parliamo del racconto di quella foto allora si tratta di radiocronaca. Immaginate come sono vestiti i protagonisti, come sono gli scenari. Insomma, la televisione la potete vedere anche passivamente: la radio punta a suscitare la vostra mente e la vostra immaginazione. Insomma, sotto questo punto di vista è molto più divertente".

Ma cosa rende così bella la radio? "La radio è nata nel 1924. La prima radiocronaca di calcio è del 1927. La radio è stata capace di non perdersi d'animo, malgrado l'evoluzione dei tempi. È stata capace di mantenersi integra, e non ha mai dimenticato che gli ascoltatori sono attivi: devono poter partecipare e non si è trovata indietro rispetto all'evoluzione contemporanea".

Infine, una parentesi sul momento più emozionante della sua carriera: "Il rapporto tra i giornalisti e i tifosi non è facile. I giornalisti vengono spesso criticati per quello che fanno. Ma a me una volta successe una cosa bella, che mi fece ricredere: durante l'ultima Coppa dei Campioni vinta da una squadra italiana (2010, n.d.r.) mi venne regalato uno striscione per la mia ultima radiocronaca. Ero visibilmente emozionato, e sono esploso quando ho sentito l'applauso di 40mila persone per me, che ero un giornalista"

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