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Ferrari e Rossi, due miti hanno riacceso i motori

Ci sono giorni in cui benedici d’essere italiano. Due trionfi nei più tecnologici dei mondi sportivi: Formula 1 e MotoGp. Dove contano le abilità individuali ma anche i fatturati, le capacità di impresa
ROMA - Ci sono giorni in cui benedici d’essere italiano. Saremo pure il concentrato di difetti che conosciamo, ma siamo ancora capaci di una sterminata domenica di emozioni come questa: la mattina il trionfo della Ferrari, la sera la spettacolare tripletta con Rossi e le due Ducati di Dovizioso e Iannone. Due trionfi nei più tecnologici dei mondi sportivi: Formula 1 e MotoGp. Dove contano le abilità individuali ma anche i fatturati, le capacità di impresa. La Ferrari è tornata la capitale della Formula 1 dopo due anni di amarezze, e in qualche caso perfino di umiliazioni, battendo uno dei marchi più solidi e ricchi dell’industria automobilistica: la Mercedes. C’è molto di Vettel nella rinascita. Il tedesco ha dimostrato in questi mesi di essere straordinario a sviluppare un progetto. In più è espansivo, naturalmente simpatico: è uno Schumacher 2.0.

Schumi arrivò nel 1996 a Maranello e conquistò nel 2000 un titolo che il Cavallino aspettava da 21 anni. Vettel potrebbe accorciare i tempi, d’altronde la precocità è scritta nel suo dna sportivo: è stato il pilota più giovane (23 anni) a vincere il Mondiale, il più giovane a conquistare una pole e poi vincere un Gp (nel 2008 guarda caso a Monza con una Toro Rosso-Ferrari) e anche il tedesco più veloce a imparare l’italiano. Ma nella rinascita c’è anche tanto di Maranello. Quanto di Montezemolo e quanto di Marchionne? Nella Formula 1 il caso non esiste, la rivoluzione di Marchionne ha determinato questo risultato per grandissima parte. Questa è la Ferrari di Marchionne, così come era la Ferrari di Montezemolo quella che vinse con Schumacher cinque titoli consecutivi. Di sicuro Marchionne sarà ripagato oltre le previsioni dal collocamento in Borsa delle azioni Ferrari in mano a Fca, da cui verrà scorporata.

Valentino a 36 anni ha la voglia di un ragazzino che comincia. Forse gliel’ha regalata Marquez, talentuoso come lui ma con 14 anni in meno. Forse il duello con Dovizioso e la straordinaria Ducati hanno aggiunto benzina alla determinazione di Vale. Pensavano, tutti, che con nove mondiali e a quell’età ne avesse abbastanza. Tranquilli, Valentino avrà diciottanni per sempre.

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