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Jack Reacher 2: Punto di non ritorno, la recensione

EPA

Il secondo capitolo della saga tratta dai libri di Lee Child si lascia vedere ma manca di un po' di anima

ROMA - Il secondo capitolo di Jack Reacher non è un film di... Jack Reacher. Chi era rimasto impressionato dalla sceneggiatura lineare e originale del primo atto, stavolta si deve un po' ricredere. Tom Cruise a questo giro sembra un altro, fa il suo dovere fino in fondo ma la trama non riesce a sfondare. Il secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di Lee Child sa di già visto. Le scene di lotta sono spettacolari, il film è visivamente impeccabile ma manca un po' di anima, è un action movie che suona come già visto, a metà fra Jason Bourne e Mission Impossible.

Al fianco di un Tom Cruise fisicamente non più impeccabile come in passato ci sono due donne, una delle quali è Cobie Smulders, suo punto di riferimento nell'unità investigativa dell’esercito che una volta Jack dirigeva. La ragazza viene arrestata e accusata di spionaggio, provocando l’intervento di Jack Reacher che avrà al suo fianco anche una ragazza che potrebbe essere sua figlia (di cui non conosceva l’esistenza).

Foto: FOTO, JACK REACHER PRESENTATO A BERLINO

In Jack Reacher 2: Punto di non ritorno si percepisce ancora chiaramente il senso di giustizia del protagonista ma stavolta la storia è un po' più fredda, meno coinvolgente. Detto ciò Cruise e il regista Edward Zwick hanno tutto il tempo di migliorare lo splendido giocattolo Reacher e non è escluso che il terzo eventuale capitolo sarà davvero tutta un'altra storia.

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