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BMW R nineT: tre modi di essere “classic”

Abbiamo provato le tre versioni del modello Heritage della Casa tedesca. Tre anime distinte per una guida personalizzata

Un modello, tre versioni diverse. Si chiama BMW R nineT ed è una delle moto più apprezzate della gamma presentata dalla Casa tedesca per il 2017. La base comune è il motore boxer bialbero raffreddato aria olio che l’Euro 4 non è stato in grado di intaccare in quanto a pastosità e fluidità di erogazione. Riprende senza incertezze in qualunque marcia a qualunque regime e ha come unica pecca qualche vibrazione di troppo nella zona alta del contagiri; un gran lavoro di affinamento che deve aver interessato anche il cambio, la migliore interpretazione mai provata sino ad oggi. Anche il telaio è comune, mentre le quote ciclistiche, diverse, definiscono tre personalità che si manifestano con tre diversi allestimenti.

ANNI SETTANTA - Freni e sospensioni sono uguali su Pure e Racer ma meno raffinati che sulla NineT, che sfoggia una forcella upsise down, un mono più evoluto e pinze radiali. Su quest’ultima c’è il serbatoio in alluminio di serie e i cerchi a raggi, optional sulle altre due. Sul piano estetico spicca la Racer, innanzitutto per la livrea bianca con i colori Motorsport che ornano il codino e soprattutto la semicarena anteriore, tipicamente anni '70 che la caratterizza in maniera evidente.

LA PURE E’ FACILE - - Più difficile distinguere a prima vista la Pure dalla NineT soprattutto se la prima viene customizzata impiegando i componenti di serie sulla seconda. Anche il comportamento dinamico vede Pure e NineT affini e la Racer distinguersi per i suoi capricci. La prima è la più facile da usare. Le sospensioni non saranno regolabili ma la taratura standard è azzeccata consentendo di trovare immediatamente il giusto feeling, complice anche una posizione di guida che risulta appena più confortevole che sulla NineT.

- La postura che si assume su quest’ultima, con il giusto carico sul manubrio, permette di guidarla con gusto, e la taratura più sportiva consente una grande precisione nel gestire ingressi e uscite di curve, a patto, che le strade siano in buone condizioni, cosa non sempre vera su quelle percorse nello splendido scenario in cui si è svolto il test: il tracciato della Targa Florio nel Parco Delle Madonie in Sicilia. Sulla Racer, la posizione è completamente diversa dalle altre due. I semimanubri sono bassi e distanti, le pedane arretrate e impongono una posizione "vecchia scuola", molto distesa ma, a lungo andare, stancante per braccia, polsi e schiena.

DI FORZA - La guida in questo caso è tutto altro che intuitiva. Bisogna strapazzarla tirandola giù in piega col corpo e solo dopo un bel po' di apprendistato si capisce come prenderla: diciamo molto di petto con una guida maschia che alla lunga affatica. Quando la strada spiana e le curve si allungano velocizzandosi ci si riconcilia con lei. Per tutte una piacevolissima sonorità di scarico, sia con il tromboncino di Pure e Racer, che col doppio terminale della NineT, realizzato da Akrapovic.

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