Il promotore del campionato affidò quindi a Spark Racing Technology la missione di progettare e produrre le prime quaranta monoposto di Formula-e. Tra i partner tecnici associati a quest’avventura, un ruolo centrale fu affidato a Renault, architetto della catena di trazione elettrica e che ha fornito le 40 monoposto che verranno utilizzate dai 10 team (due auto per pilota), nell’arco del mondiale.
Christophe Chapelain, Responsabile tecnico competizione di Renault Sport Technologies, ho commentato: «Lo sviluppo della Spark-Renault SRT_01E ha rappresentato un vero e proprio lavoro di esplorazione tecnologica. Gli esperti nel campo delle motorizzazioni elettriche ad alte prestazioni sono ancora pochi. Inoltre, dovevamo adeguarci rispetto ad altre problematiche fondamentali, quali la sicurezza, il peso o il costo. La batteria rappresenta un esempio perfetto di tale complessità: un prodotto apparentemente banale, che è invece costituito da oltre 4000 pezzi. La densità dell’insieme è eccezionale, poiché il volume di 300 litri contiene soltanto il 2% di aria. Eppure, questo componente così sensibile doveva essere perfettamente protetto da un’eventuale collisione. Abbiamo raccolto anche questa sfida, come tutte le altre: partner fondatore di Formula-e, Renault ha messo a disposizione il suo know-how e ne trae fin d’ora dei vantaggi tecnologici che ritroveremo un giorno sui veicoli della gamma Z.E.».
Oltre a Renault, molti altri grandi nomi dell’automobilismo sono impegnati nel progetto: Spark, McLaren, Dallara, Michelin, Williams, Qualcomm, Quest’ultima ha sviluppato pad di ricarica wireless per le safety car BMW, in pratica degli stalli di parcheggio elettromagnetici che ricaricano automaticamente le auto senza bisogno di cavi. Oppure Mahindra, colosso indiano che ha subito aderito con entusiasmo al nuovo progetto, creando un team ad hoc nel quale militano Karun Chandok ed il brasiliano Bruno Senna, nipote del pluri-iridato Ayrton. La propulsione elettrica non è del resto una novità per Mahindra. «La decisione di partecipare ad una serie di competizioni per monoposto a propulsione completamente elettrica che vuole essere una sorta di palestra tecnologica della mobilità sostenibile non è assolutamente casuale» ricorda Angelantonio Molfetta, amministratore delegato di Mahindra Europe. «Nel 2010 il gruppo Mahindra ha assunto il controllo della società REVA Electric Car Company (l’odierna Mahindra Reva Electric Vehicles) che produce la city car E2O e collabora con importanti industrie di tutto il mondo per lo sviluppo della propulsione elettrica applicata all’automobile»
Mahindra E2O è l’espressione finale di un più articolato approccio della Casa indiana ad una mobilità più sostenibile che comprende anche lo stabilimento dove viene prodotta e le fonti energetiche necessarie per farlo funzionare. La sigla E2O sta infatti per “E come energia solare, 2 rappresenta la connettività e O come ossigeno” ovvero energia solare (un’energia pulita e largamente disponibile) a favore dell’ossigeno che è l’elemento chimico alla base della vita sul nostro pianeta senza dimenticare la tecnologia che caratterizza i nostri tempi e che permette di essere connessi anche con il centro assistenza. Non solo quindi la vettura funziona al 100% ad energia elettrica, ma anche la fabbrica modello di Bengaluru, dove essa viene prodotta, utilizza prevalentemente energia solare per produrre l’elettricità ad essa necessaria, ricicla l’acqua piovana, usa luci LED a bassissimo consumo, sistemi di areazione naturali e tanti altri accorgimenti che riducono di molto l’impatto ambientale. Per tutti questi motivi la Formula E non è un semplice campionato automobilistico e alla luce di tutto il round inaugurale di Pechino assume lo speciale sapore di un piccolo grande passo verso il futuro.