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Roma, il costo dei biglietti Atac passa a 2 euro: scattano le proteste

Da luglio 2023 il Bit potrebbe aumentare di 50 centesimi. Rincari anche per gli abbonamenti. Ma la Regione Lazio sta lavorando per evitarli

Brutte notizie per i pendolari romani, che ogni giorno viaggiano sui mezzi pubblici per spostarsi da una parte all’altra della città, e che - sempre ogni giorno - hanno a che fare con numerosi disservizi da parte della mobilità (tra corse sospese, cantieri infiniti e mezzi non troppo funzionanti). Ma torniamo alla notizia calda. Da luglio 2023, il costo dei biglietti Atac potrebbe passare dagli attuali 1,50 euro a 2 euro.

Cosa c’è dietro l’aumento

Questo aumento, che riguarda il Bit (ovvero il biglietto da 100 minuti per viaggiare sui vari mezzi pubblici romani) e che avrebbe conseguenze anche sul costo dei ticket da 24, 48 e 72 ore e degli abbonamenti mensili e annuali (che passerebbero, rispettabilmente da 35 a 46,70 euro e da 250 a 350 euro), è previsto nel “Contratto di servizio per il trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale e locale” siglato tra Regione Lazio e Trenitalia, valido tra il 2018 e il 2032, e nel quale si dichiara che nel 2023 il prezzo dei biglietti salirà. Non è ancora chiaro se questo documento (siglato, ricordiamolo, nel 2018) verrà confermato: la nuova giunta regionale, infatti, ha già espressamente dichiarato che ne sta discutendo e continuerà a farlo. Il presidente vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori, ha infatti dichiarato: “Il nostro obiettivo è reperire i fondi necessari in modo da non ledere i bilanci delle aziende coinvolte, ed evitare assolutamente che l‘aggravio dei costi ricada sulle tasche degli utenti, e in particolare sulle fasce più deboli della popolazione. Anche perché l’aumento del biglietto comporterebbe inevitabilmente un aumento dell’uso dei mezzi privati, a scapito della qualità dell’aria e dell’ambiente in cui viviamo e che sentiamo il dovere e la necessità di tutelare, sempre”.

Nel frattempo, i pendolari non vogliono stare con le mani in mano e vogliono far sentire tutto il proprio dissenso, anche a fronte di un’offerta - quella dei mezzi pubblici romani - decisamente carente. Per questo, nella prima settimana di dicembre sono stati organizzate delle proteste e anche due sit-in.

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