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Con Draghi via alla retromarcia UE sull’elettrico

EPA

A Mario Draghi affidato il compito di preparare un rapporto sul futuro della competitiva europea nel processo di transizione energetica

Forse l’Unione Europea sta realizzando che il modo in cui ha deciso di affrontare la transizione energetica con la caparbia decisione di abolire la tecnologia dei motori a combustione interna dal 2035, rappresenta un notevole rischio per l’assetto industriale e il PIL del Continente. I costruttori rilasciano dichiarazioni preoccupate sul futuro del settore e, pur confermando gli investimenti sull’elettrico, parlano di un piano B che preveda una pluralità tecnologica come risposta al solo elettrico, che stenta a decollare e apre troppi spazi all’industria cinese. Si è capito che per il momento il mercato compra l’elettrico solo con pesanti incentivi statali che rendono il prezzo d’acquisto più accessibile.

Gli USA hanno emanato misure protettive del mercato, la Cina si è preparata con cura al lanci dell’elettrico, possiede le materie prime e vuole diventare il punto di riferimento globale del comparto auto. L’Europa è presa in mezzo, ha sbagliato strategia e sembra voler correre ai ripari. In questo quadro preoccupante Ursula von der Leyen ha annunciato che viene affidato a Mario Draghi il compito di preparare un rapporto sul futuro della competitiva europea nel processo di transizione energetica. Il Covid e la guerra in Ucraina hanno spostato i riferimenti base. La sicurezza garantita dagli americani, l’energia a buon prezzo dalla Russia e il mercato cinese per l’export, non sono più come prima e allora bisogna prenderne atto e vedere cosa deve fare l’Europa per proteggere la sua economia e riprendere un processo di crescita stabile. Lo leggo come un modo elegante, e pre elettorale, per dire che l’UE ha sbagliato strada e deve rifarsi un ruolo da protagonista tra USA e Cina. Draghi ha esperienza e competenze per preparare un rapporto sicuramente oggettivo e non condizionato dai falchi e dalle colombe europee. Come capo della BCE ha già dato grande prova di realismo. Tuttavia un rapporto, pur se importante, è soltanto un primo passo. Quello di cui si ha bisogno è un piano strategico europeo che superi gli egoismi nazionali in favore di un interesse globale europeo

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