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Automotive: è la Cina il nuovo polo

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Automotive: è la Cina il nuovo polo
L'ideologia europea ha causato l'autogol che ha aperto le porte dell'automotive alla Cina

Anni addietro il centro del mondo dell’auto era diviso tra USA ed Europa con un terzo polo in quantità minore, ma molto qualificato tecnicamente, strategicamente, in Giappone. Da un po’ un altro fronte, e sempre più importante, si è aperto in Cina.

La Cina come sua impostazione di base ha programmato a lungo e in silenzio prima di prendere la leadership mondiale dell’industria Automotive. Ora il mercato cinese è grande quanto l’Europa e il Nord America messi insieme. La Cina è entrata nell’organizzazione mondiale degli scambi commerciali (WTO), lo volle l’America di Clinton, ma non applica in maniera rigorosa le regole commerciali delle economie occidentali. Un gruppo di oligarchi in Cina decide le politiche economiche e finanzia a piacimento le imprese, anche automobilistiche. Il risultato netto è stato una crescita rapida e continua dell’industria automobilistica cinese. L’Europa con la UE ha emesso una serie continua di regole che hanno reso le automobili sempre più grandi, pesanti e care.

Siamo al punto che la parte più numerosa del mercato, le vetture medio piccole, è stata abbandonata dai costruttori europei perché poco profittevole e inoltre non si investe più sui motori endotermici, ma soltanto sull’elettrico. La Cina di contro si è preparata a lungo sull’elettrico, possiede la maggioranza delle materie prime, produce vetture elettriche di qualsiasi grandezza, ma non ha abbandonato il motore a combustione interna e l’ibrido.

Siamo nella situazione paradossale dove le regole in Europa stanno strangolando il mercato, e i consumatori vogliono le vetture che gli europei non producono come prima, perché le regole emesse dalla UE ne scoraggiano la produzione. I Cinesi sono penalizzati dai dazi per l’importazione dell’elettrico, ma il danno è del tutto relativo, uno perché i loro costi di produzione sono nettamente inferiori a quelli degli europei e poi perché importano molte vetture tradizionali e ibride. I cinesi non sono schiavi delle regole e pragmaticamente si organizzano per dare al mercato quello che vuole.

Esattamente l’opposto dell’ideologia voluta dalla UE che non considera i consumatori e il mercato relativo come riferimento centrale dell’offerta. Un autogol clamoroso che l’industria dell’automobile a guida tedesca si è fatto.

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