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Ferrari, esordio col botto a Wall Street

Il Cavallino subito in "pole position" nel suo primo giorno di quotazione in Borsa: il titolo vola a 60 dollari.

ROMA - Il Prancing Horse, come lo chiamano negli States ha esordito scalciando alla nel tempio dell’economia mondiale. Ferrari ha esordito da vera vincente a Wall Street: il titolo è schizzato subito a 60 dollari (per poi stabilizzarsi a 57) contro un prezzo di collocamento per azione inizialmente a fissato a 52. Il paradosso è che Fiat Chrysler ha invece perso il 4% a Piazza Affari lasciando a bocca aperta gli operatori milanesi. "Non so che tipo di arbitraggi possano essere scattati in concomitanza al debutto a Wall Street di Ferrari", ha commentato a caldo un analista. "Numeri alla mano - afferma un altro gestore - la reazione non è comprensibile né giustificata: se Ferrari viene collocata a 52 dollari e apre a 60, allora anche FCA dovrebbe aumentare di valore. Non si capisce, questo mercato è incomprensibile"

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NO AD AUMENTO PRODUZIONE - Ma torniamo a New York: per l'occasione a suonare la campanella che dà storicamente l'avvio alla seduta della Borsa c’eran i vertici del gruppo Fiat Chrysler, dal presidente John Elkann all'amministratore delegato Sergio Marchionne, che ricopre anche la carica di presidente Ferrari. Il manager italo-canadese ha così commentato il debutto in Borsa: "Il mondo è grande e per Ferrari ci sono enormi opportunità. Dobbiamo crescere sul fronte della domanda", ha detto in un'intervista alla CNBC, aggiungendo come "la concorrenza non è all'altezza di Ferrari". A chi gli chiede chiarimenti sulle voci di un sostanziale aumento dei volumi di produzione, Marchionne precisa: "Al cuore del brand c'è lo stretto rapporto tra la società e la sua clientela. Perciò sarebbe quasi un suicidio cercare di espandere i nostri volumi fino a danneggiare questi rapporti". 

LA F1 CHIAVE DEL SUCCESSO - Per un marchio che ha costruito gran parte del proprio successo con le vittorie, è ovvio che la Formula 1 abbia ora più che mai un peso economico:  "Dobbiamo continuare a fare quello che facciamo, farlo bene e vincere in Formula 1, che è una cosa importantissima" continua Marchionne, sottolineando che l'ipo "rende visibile" il marchio, che "faceva parte di un conglomerato dell'auto che la oscurava. Ora iniziamo a capire il suo vero potenziale, con l'espansione in campi che sono correlati all'auto e che possono farla crescere, sempre in Italia e sempre con italiani".

SFIGATI - E a chi gli chiede cosa cambierà per FCA dopo la quotazione del Cavallino, il presidente replica scherzosamente: "Continuiamo a fare le vetture senza avere la possibilità di appoggiarci, perlomeno come immagine, su un marchio del calibro di Ferrari. Torniamo a essere gli sfigati dell'auto".

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