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Audi R8 Spyder, gran turismo a cielo aperto: la prova

 

Prova su strada della seconda generazione di R8 Spyder: più leggera, più potente e più facile che mai per far concorrenza alla 911 Turbo

GIRONA (SPAGNA) - R8 è da dieci anni un simbolo di Casa Audi. Prima di lei gli automobilisti consideravano i Quattro Anelli “solo” un’affidabile costruttore di berline e station wagon, non riconoscendolo come un brand veramente sportivo capace di competere con McLaren o Porsche. E se le cinque vittorie alla 24 Ore di Le Mans della R8 da competizione non fossero state sufficienti, Audi fece disegnare a Walter Dé Silva una macchina capace di portare sulle strade di tutti i giorni lo spirito de La Sarthe. Nel 2007 debutta la prima generazione - declinata in versione Spyder tre anni dopo - e che oggi arriva nelle concessionarie con la seconda serie, per rinnovare la concorrenza a Sua Maestà Porsche 911 Turbo Cabriolet.

Per essere ancora più appetibile è stata sottoposta al processo di dimagrimento che sta coinvolgendo tutti i nuovi modelli Audi, potenziata e arricchita di nuovi equipaggiamenti hi-tech. Tetto a parte è la copia perfetta della già disponibile coupé, di cui mantiene gli highlights estetici - come l’inconfondibile griglia anteriore single frame - e meccanici. Al centro della scena c’è l’aspirato V10 5.2 FSI da 540 cavalli - 15 in più della precedente versione - ereditato dalla cugina Lamborghini Huracan: abbinato alla trazione integrale quattro e al cambio automatico S tronic a sette rapporti, garantisce una velocità massima di 318 km/h, scattando da 0 a 100 km/h in 3”6.

Quando alle macchine togli il tetto elimini un punto di congiunzione importante tra l’anteriore e il posteriore, col fondato rischio di avere una vettura più sensibile alle torsioni. Per risolvere la questione, gli ingegneri Audi hanno rinforzato le longarine sottoporta, i montanti anteriori e la cornice del parabrezza. E grazie all’utilizzo di materiali leggeri come il carbonio e l’alluminio il peso in ordine di marcia è stato contenuto in soli 1720 kg.

Prima di mettere in moto una doverosa menzione alla capote: anche lei è stata messa a dieta e grazie a elementi in magnesio e alluminio, oltre che al rivestimento in tessuto, il peso è di soli 44 kg. Per aprirla bastano 20 secondi e vista la pioggia che inizia a cadere non appena saliti a bordo si apprezza subito la rapidità del meccanismo.

Gli interni sono un riuscito connubio tra comfort e atmosfera racing, amplificata dalla plancia essenziale e pulita, su cui non troneggia il solito display. Tutte le informazioni sono concentrate nell’Audi Virtual Cockpit, display da 12,3” che sostituisce il cruscotto tradizionale e il suddetto display: senza mai staccare le mani dal volante si tengono sott’occhio il navigatore, le informazioni sul viaggio, la stazione radio etc. Letteralmente tutto in uno: certo il passeggero è tagliato fuori e sterzando si copre con le mani una porzione dello schermo, ma sono piccolezze.

Inoltre alcuni dettagli in plastica - vedi i paddles e le finiture del volante - stonano con i pellami pregiati dei sedili avvolgenti e soprattutto col prezzo: 184.400 euro, cifra pronta a lambire quota 200 con l’aggiunta di alcuni must have come i fari laser e l’impianto audio Bang&Olufsen con diffusori integrati nei poggiatesta.

Il comportamento su strada è ineccepibile: l’entusiasmante sound del V10 non deve intimorire, la R8 si guida con una facilità disarmante e le tre modalità di marcia selezionabili dal manettino posto sul volante, aiutano a scegliere i parametri migliori ad ogni situazione. Su fondo bagnato basta selezionare “wet” per viaggiare sui binari anche spingendo sull’acceleratore. Il merito è della nota trazione integrale quattro a regolazione attiva che trasferisce la potenza dove e quando serve, così come il controllo elettronico della stabilità con gestione selettiva della coppia sulle singole ruote. E quando la potenza non serve, il sistema cylinder on demand disattiva una bancata di cilindri contribuendo a limitare i consumi.

In generale la nuova R8 Spyder si è confermata una supercar con indubbie doti granturistiche – a patto di partire con due zainetti - e anche a capote abbassata fino ai 130 km/h si conversa senza problemi col proprio vicino. Sempre che non si preferisca ascoltare il rombo della mandria di cavalli alle proprie spalle…

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