La Redazione lunedì 21 maggio 2018, 16:48
(ANSA) - PERUGIA, 21 MAG - "Quello mio e di mia figlia Alua
fu un rapimento". Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente
kazako Muktar Ablyazov espulsa dall'Italia, messa su un aereo e
rispedita in Kazakistan, conferma in tribunale a Perugia la sua
versione di quanto accadde quel 31 maggio del 2013. La donna è
stata sentita dal Gip Carla Giangamboni con la formula
dell'incidente probatorio nell'udienza sulla richiesta di rinvio
a giudizio avanzata dalla procura nei confronti di 11 persone,
accusate a vario titolo di sequestro di persona e falso:
l'allora capo della squadra mobile di Roma e attuale questore di
Palermo Renato Cortese, l'allora capo dell' ufficio immigrazione
di Roma e attuale questore di Rimini Maurizio Improta, il
giudice di pace Stefania Lavore, cinque poliziotti e tre
funzionari dell'ambasciata kazaka di Roma.
"La signora Shalabayeva - ha detto l'avvocato Astolfo D'Amato
- ha confermato la sua versione, punto per punto".
L'udienza riprenderà il 30 maggio, quando toccherà alle
difese.
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