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Olimpiadi, Megalò mania

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Oggi, 5 agosto 2024, undicesimo giorno dei Giochi di Parigi, i gufi continuano a bubolare, pur se un po’ meno allegramente: «Non vinceremo le stesse medaglie di Tokyo», insistono, «Malagò tornerà scornato e si toglierà dalle palle, finalmente».

L’atteggiamento è molto italiano. Veniamo da un Europeo di calcio umiliante eppure c’è chi si sforza di seguire le Olimpiadi, spettacolo inimitabile, appollaiato sul ramo del pino sfigatore. Peraltro trascurando i risultati, i meriti, le emozioni, tutte indimenticabili.

Oggi - ripeto, 5 agosto 2024 - il bilancio dei nostri atleti è assolutamente strapositivo, anche rispetto alla stessa giornata di tre anni fa: abbiamo infatti tre ori e due argenti in più (7 contro 4 e 10 contro 8). Mancano 10 bronzi, allora furono 15. Contiamo tuttavia ben dodici quarti posti, alcuni dei quali determinati da scandalose decisioni contrarie di giudici incompetenti o di parte.

Volendo, potremmo definirci decubertiniani ad honorem in nome della decantata partecipazione, ma la situazione non è platonica: le medaglie di legno sono indice di qualità diffusa e i Giochi - conoscendone la storia - spesso le registrano come anticipazione di medaglie. Lo storico exploit di Roncadelle - il paese del Bresciano che ha dato i natali ai campioni d’oro Giovanni De Gennaro e Alice Bellandi - è felice testimonianza del fervore sportivo della provincia italiana e insieme equo protagonismo fra uomini e donne.

Se i nostri riuscissero a conquistare altre medaglie d’oro, la spedizione risulterebbe addirittura leggendaria, perfino superiore a quella di Tokyo dove chiudemmo così: dieci, dieci e venti.

Non sono Malagò addicted, anche se leggendo questa nota sembrerebbe di sì: ma come italiano appassionato di sport mi sento molto ben rappresentato. Confesso che quando venne eletto nutrii tanti dubbi: pensavo che si fosse candidato essenzialmente per darsi un ruolo e un’immagine istituzionale, oltre che per narcisismo (non gli fa difetto, al punto che l’hanno ribattezzato Megalò). In questi anni, però, l’ho visto lavorare tantissimo e bene e ottenere risultati sorprendenti. Non a caso gli si sono moltiplicati addosso gli antipatizzanti.

Specifico - è opportuno - che non sono iscritto ad alcun circolo - mai nella vita - e che una sola volta, tanti anni fa, misi piede all’Aniene, per mezz’ora: si trattava di un evento benefico.

Tra i presidenti federali che apprezzo di più figurano due avversari dichiarati di Malagò, Barelli (nuoto) e Binaghi (tennis): almeno nelle intenzioni, queste righe dovrebbero essere lette come un personalissimo apprezzamento nei confronti di un dirigente di profitto.

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