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Angela Carini e il caso Khelif: "Durante il match mi chiedevo una cosa. Ora dico ciao alla boxe"

La pugile italiana dopo il match perso alle Olimpiadi torna a parlare: “Non ho potuto combattere”

PARIGI - Tiene ancora banco il caso Angela Carini alle Olimpiadi dopo il match perso sul ring contro Imane Khelif. La sua Parigi è durata meno di un minuto. “Non me la sono più sentita di combattere dopo meno di un minuto. Ho preso un colpo al naso e ho perso l’equilibrio, non respiravo e quindi ho detto basta. Ho voluto salire sul ring. Pensavo a mio padre, che per me è un esempio di vita, e agli sforzi che ho fatto per essere qui. Questa per me era la mia Olimpiade e volevo percorrere l’ultimo chilometro, le parole dell’atleta a La Stampa.

Angela Carini e il racconto del match contro Khelif

“Non sono nessuno per poter giudicare. Non sono nessuno per prendere una decisione. Se questa ragazza è qui ci sarà un motivo. Io ho combattuto e sono salita sul ring, come è giusto che facessi. Nessuna protesta, mi adeguo alle regole. Mio padre ha voluto questo, lo faccio. Dio ha voluto questo, lo faccio. Va bene così. Il mio non saluto? Ho sbagliato, sono scesa dal ring per rabbia, ma non verso la mia avversaria. Mi fa malissimo il naso. Ho il cuore a pezzi. Io sono una combattente, mio padre mi ha insegnato a essere una guerriera. Salgo sul ring con il sangue agli occhi. Non mi vergogno di certo, e poi di cosa devo avere vergogna? Perché mi sono arresa, non ho potuto combattere? Questo non è vergogna, anzi. Adesso? Dico ciao alla boxe”.

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