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Arianna Errigo, occhi lucidi e grinta da campionessa: "Non siamo troppo buone"

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Arianna Errigo, occhi lucidi e grinta da campionessa: "Non siamo troppo buone" AFP

La portabandiera, in quello che forse sarà il suo ultimo assalto olimpico, prova una rimonta impossibile. E dimostra che non è vero che questo fioretto è troppo tenero

Se sia stato il suo ultimo assalto nessuno lo sa. O, meglio, non lo sappiamo noi. Lei, in cuor suo, lo sa. Perché quando dice: "A Londra, anche dopo l'oro, pensavo a Rio. A Rio pensavo a Tokyo e in Giappone già mi vedevo a Parigi. Adesso, a 40 anni, non mi vedo a Los Angeles. Poi non si sa mai, deciderò anno per anno" il suo sguardo è abbastanza eloquente, Che bello, il sorriso di Arianna Errigo. Questa è un'Olimpiade particolare: ci sono giovani emergenti meravigliosi e ci sono grandi campioni che salutano. Nadal o Murray nel tennis, ad esempio. E probabilmente anche la portabandiera azzurra. Una che non si fa problemi a dire che portare la bandiera sulla Senna è stato l'onore della sua vita, una gioia infinita più dell'oro olimpico. E non si fa problemi a gaurdarsi indietro e a dire che neppure un anno e mezzo fa stava partorendo due gemelli e oggi è qui, in quel meraviglioso museo di scherma che è il Grand Palais con un argento davvero brillante al collo. Voleva l'oro? Sì, certo. "Ma io - ammette - sono arrivata qui da persona felice. E anche se fossimo arrivate giù dal podio sarei stata felice uguale, anche se rammaricata. Per me questa è stata un'Olimpiade bella, un ricordo meraviglioso".

Arianna Errigo e la rimonta impossibile

L'Italia non è stata mai realmente in corsa per l'oro, nonostante l'ottima prova di Alice Volpi e nonostante nell'ultimo assalto Arianna abbia tirato fuori tutto quello che aveva. C'ha messo talento e stoccate, cuore e gamba, strategia e istinto: non è bastato, ma il coraggio ha stregato tutti. E in fondo è quello che conta, in pedana come nella vita. Provarci per guardare sempre avanti e mai indietro. Ed è per questo che, a parte l'oro di Londra (sempre con lei) nel 2012 l'Italia era da 25 anni che nel fioretto a squadre non raggiungeva un risultato così prestigioso. Ce l'ha fatta oggi ed è questa la risposta migliore a chi ha accusato le azzurre di essere troppo tenere (Valentina Vezzali compresa): "Non ho letto la sua intervista, ma abbiamo vinto Europei, Mondiali e tanto altro. Ogni squadra è a sé e ha la sua storia, così come ogni persona, ma non penso sia così". Fine. La campionessa saluta e se ne va, felice e brillante come la medaglia che porta al collo.

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