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La lettera d'amore di Dotto a Nadal padrone della terra

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Caro Rafa,  perché ti odio e perché ti amo

Immenso Rafa, ti ammiro e ti odio. Ti ammiro perché non muori mai. Anche quando ti prende il crampo alla mano. Perché vinci l’undicesima a Parigi contro Dominic Thiem ed esulti come fosse la prima contro Mariano Puerta. Perché sei un bravo ragazzo, non te la tiri mai, gentile con tutti, anche con l’ultimo lavacessi del Roland Garros. Perché tu sei leale ancora più di quanto sia letale e hai la stessa fidanzata da anni. Sei a tal punto leale che, quando batti Roger, gli chiedi scusa, perché sei il primo a sapere quanto sia incommensurabilmente più grande il suo talento e iniqua la tua vittoria.
Ti odio perché non muori mai e, invece, si muore, anche tante volte in una vita stessa. Perché, un attimo prima di colpire mancino la palla al servizio, dopo esserti pizzicato il naso, l’orecchio e la mutanda, ti transita in volto quella smorfia orrenda che confessa cosa sei, sotto o sopra il ragazzo gentile e leale: uno spaventevole topo da combattimento. L’incubo da manuale di chiunque si sia trovato una volta nella vita a combattere con una pantegana iniettata di sangue in una stanza chiusa.

Leggi la lettera intera sull'edizione odierna del Corriere dello Sport

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