«Per anni in Italia ci si è domandati cosa sarebbe successo se un azzurro avesse vinto uno Slam: ora lo stiamo vivendo. Nessuno sembra riuscire a stare al passo di Sinner e Alcaraz, mi auguro di poter vedere sempre più scontri diretti tra loro due». Ivan Ljubicic ha raccontato e visto da vicino la genesi dei due campioni del presente, quelli che nel 2024 si sono presi lo scettro del tennis mondiale con due Slam a test. Il bilancio post US Open dell’ex coach di Federer, già numero 3 del mondo e ora opinionista su Sky, nonché impegnato in un progetto con la federtennis francese.
Partiamo dalla finale, ha mai avuto dubbi sull’esito?
«Jannik ha dominato dall’inizio alla fine. Nel terzo set, quando è stato sotto di un break, sono emerse la sua freddezza e la sua grandezza. Non si è impanicato e ha fatto quello che doveva per chiudere in tre parziali. Oggi è il numero 1 del mondo ed è là perché è il più forte».
Un torneo senza fuochi d’artificio, ma quando è stato necessario ha sempre cambiato marcia. È questo a renderlo speciale?
«Con il tempo si renderà sempre più conto della propria forza. Quando va in difficoltà e perde un set come quello con McDonald, lui non si pone troppe domande perché sa che è un momento di passaggio che può superare. Questa consapevolezza matura con l’esperienza e le partite vinte su palcoscenici importanti, quelle che gli mancavano due anni fa. I colpi li aveva già al tempo, poi li ha migliorati, ma la differenza la fa l’abitudine a giocare e vincere questi match».