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Australian Open, l'incredibile dato sul tennis americano: non succedeva dal 1993

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Australian Open, l'incredibile dato sul tennis americano: non succedeva dal 1993 Getty Images
Se il numero uno Fritz ha deluso, a Melbourne hanno incantato Tien e Paul. E Shelton può sognare in grande

Per la seconda volta nella storia l’Italia ha portato due giocatori ai quarti di finale dell’Australian Open. Dopo il 2022, in cui c’erano riusciti Matteo Berrettini e Jannik Sinner, quest’anno il merito è stato ancora di Sinner e di Lorenzo Sonego. Sognare una semifinale tutta italiana si può, non solo perché Sinner e Sonego sono dalla stessa parte del tabellone ma anche perché sono attesi da due partite alla loro portata. Il numero 1 al mondo partirà ampiamente favorito contro il beniamino di casa Alex De Minaur (9-0 i precedenti in favore di Jannik, che ha perso un solo set). Il piemontese sarà invece chiamato a ribaltare il pronostico della vigilia contro Ben Shelton, ma già in passato ha dimostrato di sapergli tenere testa (1-1 gli h2h). Il confronto più recente, andato in scena nel 2023 al Roland Garros, l’ha portato a casa lui ma non fa troppo testo perché si è disputato su un’altra superficie, la terra rossa, ostica a Shelton e storicamente agli americani. L’altra sfida, a Cincinnati nel 2022, ha invece visto prevalere il classe 2002 di Atlanta, ma solo con un lottato 7-6 3-6 7-5. Nonostante Shelton abbia sette anni in meno di Sonego, è già al terzo quarto di finale Slam in carriera (due in più dell’azzurro) e ha sicuramente più potenziale. Di contro, il torinese ha una maggiore esperienza nel circuito e potrà scendere in campo con meno pressione, seppur consapevole che si tratta indubbiamente di una ghiotta occasione. Comunque vada, l’edizione 2025 dell’Australian Open rimarrà estremamente positiva per il tennis statunitense – capace tra l’altro di portare ben 11 giocatori al terzo turno – e potrebbe rappresentare un importante punto di partenza nonché un vero e proprio trampolino di lancio. Ovviamente a parlare sarà come sempre il campo, ma non si può negare che le statistiche siano incoraggianti. Ce n’è una in particolare (che vede coinvolto lo stesso Shelton) che tira in ballo tre ex campioni Slam del calibro di Sampras, Courier e Chang.

Giovani americani alla riscossa

Non accadeva dal 1993, precisamente 32 anni fa, che tre tennisti statunitensi under 23 raggiungessero gli ottavi di finale in un torneo dello Slam. In quel caso (allo US Open) ci riuscirono appunto Pete Sampras (22 anni), Jim Courier (23 anni) e Michael Chang (21 anni). Oltre tre decenni dopo, la storia si è ripetuta a Melbourne grazie a Ben Shelton (22 anni), Alex Michelsen (20 anni) e Learner Tien (19 anni). Sicuramente è merito anche di alcune circostanze favorevoli, ma non si può derubricare questo evento a coincidenza o semplice fortuna. Così come non è una coincidenza che il tennis a stelle e strisce sia stato sempre più protagonista negli ultimi anni alle Next Gen ATP Finals, il torneo che vede sfidarsi i migliori tennisti under 20 del pianeta. Dopo la finale raggiunta da Sebastian Korda nel 2021 e la vittoria di Brandon Nakashima nel 2022, sono stati ben tre gli americani ai nastri di partenza dell’edizione 2024, a Jeddah: Learner Tien (battuto in finale da Fonseca), Alex Michelsen (sconfitto in semifinale) e Nishesh Basavareddy (eliminato nella fase a gironi). Proprio lo stesso Basavareddy (19 anni) si è messo in mostra in quest’inizio di stagione, prima raggiungendo la semifinale ad Auckland e poi togliendo un set a Novak Djokovic al primo turno dell’Australian Open, uscendo di scena senza sfigurare contro il 10 volte campione del torneo. Un altro dato interessante è che Tien (19 anni e 42 giorni) è diventato il più giovane tennista da Rafa Nadal nel 2005 a raggiungere gli ottavi di finale all’Australian Open. Ovviamente tutte queste statistiche vanno contestualizzate e prese con le pinze, anzi allo stato attuale è difficile, per non dire improbabile, che Shelton, Michelsen e Tien riescano a eguagliare i 19 Slam vinti dall’altra triade (Sampras-Courier-Chang). È quantomai opportuno tuttavia sottolineare come il tennis americano stia attraversando un ottimo momento e che abbia davanti a sé un futuro roseo. A tal proposito, un altro prospetto molto interessante che ancora deve affacciarsi a livello Atp è Darwin Blanch, diciassettenne di Boca Raton ed ex numero 4 del ranking junior che lo scorso anno aveva sfidato Rafa Nadal al primo turno del Masters 1000 di Madrid.

Uno Slam che manca da oltre vent’anni

Spesso viene citata la vittoria di Andy Roddick allo US Open del 2003, l’ultima a livello Slam per il tennis statunitense, che negli anni seguenti non si è neppure avvicinato a replicare un risultato del genere. Per parlare di luce in fondo al tunnel è perciò ancora presto, e verosimilmente lo sarà finché qualcuno non riporterà oltreoceano un titolo dello Slam, ma negli ultimi anni ci sono stati indubbiamente dei cambiamenti e i risultati sembrano iniziare a vedersi.

Per molto tempo a mandare avanti la baracca sono stati John Isner, Sam Querrey, Steve Johnson e Jack Sock (tutti e quattro si sono ritirati e ora hanno un podcast di nome ‘Nothing Major’), giocatori solidi ma non particolarmente completi né competitivi su tutte le superfici. Dopo alcune promesse mancate, su tutti Donald Young ma anche Ryan Harrison e Jared Donaldson, è quindi arrivata la nuova generazione composta da Taylor Fritz, Tommy Paul, Frances Tiafoe e, più indietro, Opelka, Korda e Nakashima. Sicuramente c’è stato un passo avanti, anche solo per il fatto che, con la finale raggiunta nel 2024 allo US Open, Taylor Fritz ha interrotto un digiuno che durava dal 2009, anno dell’ultima finale Slam a tinte americane (raggiunta dal solito Roddick a Wimbledon). Tuttavia manca ancora l’ultimo passo, quello necessario per arrivare ad essere in lotta per i titoli più importanti. Qualcuno potrebbe obiettare che Fritz ha raggiunto la finale a New York e poi alle Atp Finals, ma se su vanno a guardare i match giocati non ha mai dato l’impressione di essere al livello di Sinner, Alcaraz e Djokovic.

Il nuovo che avanza

Un altro aspetto interessante e che lascia ben sperare è la varietà nei giocatori. Rispetto a giocatori come Isner e Querrey (soprannominati serve-bot) ma anche Johnson che impostavano il loro gioco sull’accoppiata servizio e dritto, ora invece c’è molta più diversità. Shelton ad esempio fa dell’esplosività la chiave del suo tennis, mentre Tien predilige l’intelligenza tattica piuttosto che la potenza (anche perché non ha un fisico imponente). Discorso simile per Basavareddy, non particolarmente potente ma parecchio incisivo con i colpi da fondocampo, mentre ciò che spicca nel gioco di Michelsen è proprio il rovescio, un colpo che gli viene naturale e al quale spesso si affida. Vista la giovane età, tutto ciò non è altro che un punto da cui partire per continuare a fare progressi, ma il potenziale evidentemente c’è così come sembra esserci anche una chiara identità nei singoli giocatori. Infine, menzione speciale per quanto riguarda il tennis americano femminile. La stella – che sembra poter raccogliere il testimone di Serena Williams – è ovviamente Coco Gauff, uscita di scena nei quarti contro Paula Badosa. Spiccano Jessica Pegula, stabile in top 10 e finalista allo scorso US Open, ed Emma Navarro, ventitreenne di New York anche lei tra le prime 10 al mondo e capace di raggiungere almeno i quarti negli ultimi tre Slam giocati. Più indietro ci sono poi Madison Keys (protagonista di un avvio di 2025 notevole), Danielle Collins, Amanda Anisimova e varie giovani promettenti (su tutte la diciassettenne Iva Jovic).

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