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Rublev e la depressione: "Non trovavo ragioni per vivere, ora..."

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Rublev e la depressione: "Non trovavo ragioni per vivere, ora..." Getty Images
Il tennista russo negli ultimi anni ha sofferto molto per ansia e stress: "Mi sarei tagliato il braccio pur di mettere fine al dolore che provavo"

Andrey Rublev non ha mai nascosto di aver vissuto momenti difficili, in cui la depressione lo teneva prigioniero senza che lui potesse fare nulla. Questo malessere si è riversato anche sul campo da tennis, come quando il russo ha cominciato a colpire il suo ginocchio con la racchetta fino a sanguinare. Per fortuna ultimamente qualcosa è cambiato per Rublev: a Doha è tornato a vincere un torneo dopo oltre nove mesi, ma soprattutto è sembrato più rilassato e libero dall'ansia, aiutato dalla meditazione durante le pause che gli ha permesso di mantenere la calma anche quando i nervi stavano per prendere il sopravvento. Passi avanti, ma il percorso è ancora lungo come ha ammesso l'attuale numero 8 al mondo.

Rublev: "E' come un dolore che cresce di continuo"

In un'intervista a The National, Rublev si è lasciato andare rivelando la sofferenza degli ultimi anni: "Ero completamente perso. Per un paio d'anni non riuscivo a trovare una strada, non capivo cosa avrei dovuto fare, a quale scopo. Forse suona un po' drammatico, ma non riuscivo a trovare una ragione per vivere". In questo contesto difficile il tennis non è riuscito a farlo sentire meglio, anzi: "Un conto è se ti senti così per due o tre mesi, ma quando diventano anni non ce la fai più. E' come un dolore che cresce di continuo, arrivi a volerti tagliare il braccio pur di smettere di soffrire". Neanche gli antidepressivi sono stati d'aiuto: "All'inizio mi sembrava che le cose stessero migliorando, ma dopo un po' mi sono reso conto che, pur non peggiorando, non mi piaceva nemmeno quello che provavo, era una sensazione strana. Dopo un anno ho smesso di prenderli".

Rublev: "Non sono né felice né triste"

La svolta per Rublev è arrivata grazie a Marat Safin, ex tennista russo: "Mi ha fatto capire meglio me stesso, mi ha fatto guardare dentro me stesso. Il suo aiuto è stato come un reset. Da lì almeno sono riuscito, a poco a poco, a camminare nella giusta direzione. Sto ancora camminando, passo dopo passo, ma come ho detto all'inizio della stagione, non sono ancora felice, ma non sento stress, non sento ansia, non sento depressione. Sono in "modalità neutra": né bene né male, ma almeno ho trovato una base da cui ripartire".

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