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Shelton si sfoga: "I protocolli antidoping sono folli, ora se qualcuno mi stringe la mano..."

I casi di Sinner e Swiatek hanno creato un clima di terrore tra i tennisti, come racconta l'americano: "Ci pressano ancora di più rispetto a prima"

Ha dovuto lottare per due ore e venti all'esordio a Madrid ma Ben Shelton è riuscito a battere in tre set Mariano Navone: nel prossimo turno affronterà Jakub Mensik, astro nascente del tennis mondiale. Il ventiduenne americano non ha raccolto grandi soddisfazioni nei tornei di casa, mentre a Montecarlo si è reso protagonista di un brutto gesto nei confronti di Andrea Vavassori. La speranza è di aver voltato pagina, anche grazie alla finale raggiunta nell'ultimo Atp 500 di Monaco, ma nel postpartita Shelton non ha nascosto di essere molto stressato a causa dei protocolli antidoping diventati sempre più intransigenti negli ultimi mesi, dopo i casi di Jannik Sinner e Iga Swiatek: "È una situazione davvero difficile da gestire. Abbiamo sempre avuto la pressione di comunicare in tutti i momenti dove eravamo in una certa ora, però ora è cresciuta molto di più". I tennisti infatti devono essere a disposizione ogni giorno dell'anno per i controlli, e l'americano ha spiegato il suo metodo per non dimenticarlo mai: "Ho una sveglia sul cellulare alle 15 tutti i giorni dell’anno per ricordarmi di controllare se ho aggiornato la mia posizione all’ora stabilita per il possibile controllo antidoping".

Shelton: "Dobbiamo sempre stare attenti anche a cibo e bevande"

Le conseguenze per un mancato test possono essere severissime, come ha ricordato Shelton: "Se venissero e io non ci fossi riceverei una sanzione, se ne accumulassi tre mi beccherei due anni di sospensione. Mi è capitato una volta di non essermi presentato a un controllo, in quei casi abbiamo un'ora per raggiungerli ed evitare la sanzione, fu molto stressante ma fortunatamente arrivai in tempo". Dopo la vicenda di Sinner, risultato positivo a causa di una crema usata dal suo fisioterapista, tra tutti i tennisti si è creato un clima di terrore per possibili contaminazioni accidentali, che potrebbero capitare in qualsiasi situazione extracampo: "Se qualcuno mi stringe la mano o mi tocca la spalla per salutarmi" racconta l'americano, "mi viene subito il dubbio che potrebbe aver usato una crema che potrebbe entrare nel mio metabolismo e farmi risultare positivo. Sarebbe impossibile dimostrarlo, per questo siamo molto attenti ai nostri contatti. Succede lo stesso con cibo e bevande: dobbiamo essere certi che non abbiano contaminazioni. È tutto folle, davvero stressante".

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