Manca sempre meno al ritorno in campo di Jannik Sinner, dopo i tre mesi di squalifica patteggiati con la WADA per il caso clostebol. E mentre i protocolli antidoping continuano a far discutere, con il durissimo sfogo di Shelton, anche Stan Wawrinka è tornato a parlare del caso legato al numero uno del mondo. Il tennista svizzero, 40 anni e ancora nessuna intenzione di ritirarsi, ne ha parlato durante un'intervista realizzata per Eurosport Francia.
Wawrinka sul caso Sinner: "Fa male al tennis"
"Del caso Sinner hanno sbagliato il modo con cui è stato gestito e la comunicazione - le parole di Wawrinka -. Il fatto che non si sia saputo qualcosa fin dall'inizio, si è tolta credibilità a quello che succede. L'abbiamo visto nei casi negli ultimi anni. Alcuni sono stati sospesi due anni perché si sono dimenticati di comunicare esattamente un indirizzo. Si è gestita questa cosa in un modo che secondo me fa del male al tennis, tutto qui. Perché alla fine ci si chiede qual è la battaglia che si sta cercando di vincere. Se si cercano davvero i giocatori positivi o alla fine si riduce tutto ad avere un avvocato bravo che ti fa uscire nel miglior modo possibile".
Wawrinka: "Ho ancora la stessa passione, voglio continuare a giocare"
Wawrinka, che in carriera ha perso quattro volte contro Sinner, non ha nessuna intenzione di ritirarsi: "Ho ancora la stessa passione. Non con gli stessi risultati, ma con la stessa passione. Compiere 40 anni fa paura. Quando ho iniziato a giocare a tennis, il mio sogno era quello di diventare un professionista. A quei tempi, di solito la carriera si concludeva intorno ai trent'anni. Oggi ho 40 anni. Cerco ancora di giocare un po', di godermi tutto quello che il tennis mi ha dato e mi dà in termini di emozioni. La sconfitta più dolorosa? il quarto di finale di Wimbledon 2015 contro Richard Gasquet, terminato 11-9 al tiebreak dopo cinque set. Avevo appena vinto gli Open di Francia, quindi avevo la possibilità di giocare contro Djokovic in semifinale. Io l'ombra di Federer? Non si possono cambiare le situazioni, non si può cambiare ciò che accade intorno a noi. Non potevo cambiare il fatto che Roger fosse lì, che fosse il più grande giocatore di tutti i tempi".