Il Pietrangeli lo fa. L’epica si adatta bene tra le statue che circondano il campo, comunque meno immobili degli spettatori incapaci di mollare anche per soli 5 minuti la battaglia da 3 ore e 44 minuti che alla fine vede uscire in modalità gladiatore uno spiritato Corentin Moutet contro Holger Rune. Abbraccio al termine del 7-5 5-7 7-6 (4) tra i due, accomunati dal festival degli errori e delle occasioni sciupate: basti segnalare i tre match point falliti dal francese sul proprio servizio sul 5-4 del terzo set e i 63 tiri a vuoto del danese (di cui 38 solo con il dritto).
Quanto conta la testa: Moutet felice
«Era un campo su cui non avevo mai giocato - così Moutet a fine match, per ora il più lungo degli Internazionali - È stata davvero dura e ho dovuto lottare anche contro me stesso: mi dicevo di restare calmo, era l’unica cosa che riuscivo a pensare». Ecco perché la vittoria di ieri è un calcio ai fantasmi che lo hanno spesso tormentato negli ultimi mesi, tanto da fargli accarezzare l’idea di prendersi una pausa, provare a recuperare il benessere mentale perduto tra nervi tesi, litigi dentro e fuori dal campo. «Ho aspettato 15 anni un momento come questo». Da un irruento all'altro. A Rune la battuta d’arresto fa male perché arriva dopo il trionfo contro Alcaraz a Barcellona del 20 aprile scorso e una stabilità raggiunta dopo il casting di allenatori che si era protratto per tutto il 2024 (alla fine ha prevalso la coppia Christensen-Carlsen).
I big caduti a Roma: tutti i ko
La sconfitta del danese descrive alla perfezione il momento in chiaroscuro delle teste di serie maschili. La terra di Roma incornicia una dietro l’altra cadute e cedimenti: a Shelton, Rublev e Fritz si è aggiunto ieri anche Tsitsipas, battuto da Fils per la quarta volta su 4 incontri. A volte è crisi (Rublev ha perso 8 degli ultimi 9 match nei 1000), spesso è calo di prestazione (come per il greco), oppure mancanza di continuità (Fritz non è tipo da offrire garanzie sulla terra). La chiave di lettura? Verosimilmente sta nell’espressione generale di gioco, che si è livellata molto: la differenza di qualità tra una testa di serie numero 8 e una 21 non è oggi così marcata. Molto dipende anche dalla condizione del momento. Il nome di Draper, che ieri ha battuto senza problemi il qualificato Kopriva, risponde perfettamente all’identikit del “qui e ora” tanto da essere pienamente in corsa per la conquista del titolo. Proprio gli ultimi due re di Roma, Medvedev e Zverev, proseguono senza intoppi: domani il russo giocherà contro Musetti, il tedesco affronterà Fils.