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Sinner, siamo solo all'inizio

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Sinner, siamo solo all'inizio Getty Images
Leggi il commento sulla prestazione del tennista italiano contro Alcaraz a Roland Garros

Sembrava fatta, poi sembrava persa, non finiva mai. Una partita epica, cominciata quando Spalletti era ancora l’allenatore della Nazionale e chiusa all’ora di cena. 5 ore e 29 minuti - la finale più lunga nella storia del Roland Garros - di mazzate, smorzate e controsmorzate, palle sulle righe o fuori di poco, recuperi clamorosi e gesti di fair play da una parte e dall’altra. Sul 6 pari del quinto set abbiamo sognato il pareggio, come Tamberi e Barshim all’Olimpiade di Tokyo: una coppa a testa, tutti felici. Ma ha vinto Alcaraz, giocando un supertiebreak stellare e bisogna riconoscerlo. Bravo a restare in piedi quando era sotto di due set e poi a non crollare di fronte a quei tre match-point di Sinner nel quarto. Furbo a portare il pubblico dalla sua parte, trasformando la partita (anche) in una corrida nel momento del bisogno. C’è voluto tutto l’autocontrollo di Sinner, alla fine, per ringraziare la gente in tribuna che per tutto il pomeriggio ha avuto cori solo per il suo avversario. A Jannik resta l’amarezza enorme e - come ha detto lui - difficilmente sarà riuscito a dormire stanotte.

Ma anche molto altro: solo pochi giorni fa Alcaraz a Roma lo aveva fatto a fette. Ieri no, ieri è stata un’altra storia. Sinner ha dimostrato di essere l’unico, oggi, in grado di poter giocare alla pari con un toro da finale e da quinto set come Alcaraz. Lo ha fatto sulla terra, la superficie che gradisce meno. Lo ha fatto dopo tre mesi di stop. Vedremo se la sosta forzata di Sinner diventerà un vantaggio a fine stagione, quando tutti gli altri potrebbero avere il fiato corto. Ma il Roland Garros di Jannik è stato a handicap rispetto al suo rivale che ha 24 partite in più nella gambe da febbraio a oggi, 10 delle quali sulla terra.  

Sinner ha fatto un miracolo arrivando in finale a Roma e tenendo botta ieri fisicamente e tatticamente per 5 ore e mezzo arrivando a un passo dal sogno. Per Alcaraz è il quinto Slam a 22 anni, 1 mese e 3 giorni, proprio come Nadal e questo dice tutto. Sinner resta a quota 3 (Us Open, due volte l’Australia) sempre su superfici veloci. Prossima fermata Wimbledon, che Carlos ha vinto già due volte. Sull’erba cambia tutto, il tempo per adattarsi è poco. Ma da quanto visto a Parigi, Sinner e Alcaraz viaggiano su un altro binario rispetto alla concorrenza. Con una sola eccezione, ancora una volta italiana: Lorenzo Musetti, un altro che - fino a quando è stato a posto fisicamente - ha messo in crisi Alcaraz. Dal duello al triello è un attimo

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