Cahill ha raccantato un retroscena su Sinner che risale a una sconfitta a Wimbledon contro Djokovic: “Uno dei momenti chiave è stato quando perse contro Novak un paio d’anni fa a Wimbledon in cinque set. Aveva vinto i primi due, ma poi Novak tornò indietro e prese il sopravvento. Esattamente come fa lui: si abitua alla palla, alla traiettoria, al ritmo, e poi, come sempre, non sbaglia più e vince gli ultimi tre set in maniera piuttosto netta". L’allenatore australiano quindi va a parlare con Djokovic: "Ho incontrato Novak, è sempre stato fantastico in queste cose, è uno che, se gli dai una pacca sulla spalla, è sempre disponibile. Gli ho detto: ‘Ehi, ho appena iniziato a lavorare con Jannik. Dimmi solo quello che ti senti, ma posso chiederti che sensazioni avevi lì in campo?'. È stato incredibile".
Sinner e il pensiero di Djokovic
L'ex numero uno al mondo rispose in maniera sincera: "Buona fortuna per il lavoro con lui. Sì, colpisce benissimo la palla, ma non c’è variazione. Pochi cambi di traiettoria, nessuna altezza sopra la rete, non viene a rete, non cerca di portarmi dentro il campo. So che risponde bene, ma non è aggressivo sulla risposta. Non attacca il mio servizio". Mi ha passato in rassegna tutto il suo gioco, l’ha analizzato a fondo. Non è che ci abbia rivelato qualcosa che non sapessimo già, erano cose che stavamo cercando di cambiare". Cahill, quindi ha riportato tutto a Sinner e da lì è nato un tennista diverso: "Quando ti siedi con un ragazzo come Jannik e gli dici: ‘Ho appena parlato con Novak e questo è ciò che pensa', beh… lascia un segno forte su un giovane giocatore. E la risposta di Jannik è stata: ‘Va bene, dammi tutto. Cominciamo a cambiare'. Do grandi meriti a Simone Vagnozzi: ha affrontato tutto pezzo per pezzo. E insieme, Jannik ha accettato di apportare moltissimi cambiamenti al suo gioco".