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Flavia Pennetta dice tutto, da Paolini al pronostico sulla finale tra Sinner e Alcaraz: "Vincerà chi..."

La campionessa azzurra, a quasi 10 anni dalla vittoria di New York e poco dopo il ritiro del marito, si racconta: le vacanze, il lavoro in tv e i momenti di crisi nel tennis

Chissà dove era Flavia Pennetta l'estate di dieci anni fa. Sicuramente su un campo da tennis, pronta per quello che sarebbe stato l'ultimo trionfo - il più importante - di una carriera straordinaria. Ha chiuso come meglio non avrebbe potuto: vittoria agli Us Open, annuncio del ritiro, saluti e baci, grazie a tutti. E poi il matrimonio (con Fabio Fognini), la maternità (Federico, Farah e Flaminia), il nuovo lavoro in tv che le piace molto, gli allenamenti, il supporto al marito che ha continuato a giocare fino a pochi giorni fa. Sono giorni intensi quelli di Flavia Pennetta, dieci anni dopo quell'estate lì che fu il preludio al più bel torneo della carriera. Con ogni probabilità tornerà a New York con Fabio e i bambini proprio a settembre, prima però un po' (un bel po') di vacanza nella sua Puglia per ricaricare le batterie. Con un occhio al tennis, visto che domani c'è l'ennesima finale, stavolta a Wimbledon, tra Sinner e Alcaraz.

Già in vacanza?

"Dopo Wimbledon e la partita tra Fabio e Alcaraz sono tornata a Milano e ho lavorato a Sky, dove mi trovo benissimo perché mi piace tanto commentare il tennis, che è il mio mondo. E quindi lavoro sì ma piacevole. Poi vacanza, ne abbiamo bisogno".

Domani Sinner ritrova Alcaraz dopo la sconfitta di Parigi. Fisicamente ha qualche problema (vedi il gomito), ma di testa sembra stare molto bene.

"Dalle sconfitte si impara, servono per migliorare alcuni aspetti del tuo gioco e alcune situazioni mentali".

Un pronostico per la finale di Wimbledon?

"È veramente difficile, sarà una partita con pochissima differenza. Vincerà chi sarà più costante e anche più coraggioso in alcuni momenti".

Ma i tennisti, come i calciatori, non giocano troppo?

"Si parla molto del calendario lungo, ma rispetto a quando giocavo io si sono allungati Madrid e Roma, con la seconda settimana, tutto il resto è molto simile. Poi ci sono esibizioni a fine anno, le coppe, i tornei e quindi è necessario che il giocatore si prenda degli stop come si è sempre fatto. Sta alla bravura del giocatore stesso e del team staccare per mettere dentro benzina, anche se poi c'è la pressione perché gli altri giocano e tu puoi perdere punti. Ma l'allenamento è fondamentale e il riposo è parte integrante dell'allenamento stesso, forse la più importante. Bisogna ascoltare di più il proprio corpo".

E la propria mente, vedi lo sfogo di Zverev.

"Sinceramente le sue dichiarazioni non mi hanno colpito molto, perché nella carriera di un tennista ci sono molti momenti negativi in cui ci si sente soli. Ma ce ne sono tanti altri positivi. Tutti abbiamo trascorso delle fasi così, alterne, anche se rispetto ai miei tempi forse oggi c'è più attenzione mediatica sull'atleta. Quello ti può mettere più pressione. Ma, ripeto, nel tennis, che è uno sport solista, ci può stare. È successo anche a me: considerate che io per un anno ho fatto undici primi turni di fila e vi assicuro che venir fuori da quelle situazioni non è facile. Serve costanza e bisogna continuare a credere nel proprio sogno. Poi quando ne esci ti chiedono: "Ma cosa hai fatto di diverso?". Fondamentalmente niente, hai continuato a lavorare nella stessa maniera e alla fine ne sei venuta fuori".

Lo sport logora così tanto?

"Si dice sempre che faccia benissimo, ed è vero. Ma ad alti livelli può logorare, è vero. Fisicamente e mentalmente: competere sempre non è facile e il fisico ne risente. Io ho avuto infortuni dovuti all'usura e ho sofferto molto. Ho avuto un'operazione importantissima al polso destro: il legamento aveva semplicemente ceduto. Quindi per rispondere alla domanda: sì, lo sport ad alti livelli logora. Ma quanto ti da in campo...".

Che succede a Jasmine Paolini? È davvero in crisi?

"La parola crisi non mi è mai piaciuta, neppure quando la usavano su di me, quindi faccio fatica ad associarla a Jas. Non è in crisi, sta semplicemente affrontando un cambiamento, una necessità che l'atleta ha durante la propria carriera. Paolini non si trova ad affrontare un anno semplice, deve confermare tantissime cose e fino ad oggi è stata molto molto brava. A Roma è riuscita in un'impresa incredibile con la vittoria in singolo e doppio, semifinale a Miami e Stoccarda, credo che abbia raggiunto un livello altissimo. Deve ritrovare un po' di tranquillità ed essere affiancata da qualcuno che la possa aiutare a migliorare ancora di più in alcuni aspetti del suo gioco. Ha ancora margine, quindi sono assolutamente convinta che ne uscirà fuori e chiuderà l'anno molto bene".

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