La collaborazione tra Andy Murray e Novak Djokovic è stata oggettivamente deludente, tanto da interrompersi già a metà 2025. C'erano alte aspettative e grande curiosità in vista di questo sodalizio, sia perché era la prima esperienza del britannico nella veste di coach dopo il ritiro, sia perché Nole era a caccia di nuovi stimoli dopo aver "completato" il tennis grazie all'oro olimpico. Salvo una finale a Miami e la semifinale all'Australian Open, invece, la collaborazione non ha portato i frutti sperati e Djokovic ha deciso di proseguire per la sua strada, separandosi da quello che per anni è stato uno dei suoi rivali. Nonostante ciò, Murray è stato estremamente lucido nell'analizzare l'addio da Djokovic, ammettendo i propri limiti quando gli è stato chiesto cosa non abbia funzionato. L'ex numero uno al mondo lo ha fatto in un'intervista al canale YouTube 'The Tennis Mentor', entrando nei dettagli.
Murray e la verità sull'addio
"Quando lavori con un giocatore del livello di Djokovic, se da un lato emergono i tuoi punti di forza, dall'altro vengono fuori pure i tuoi punti deboli in qualità di coach. Mi sento di dire che la maggior parte degli ex tennisti abbia come punto debole l'aspetto tecnico. E Novak spesso si aspettava dei feedback da questo punto di vista. Devo ammettere che non mi sentivo particolarmente a mio agio sotto questo aspetto". Sir Andy ha poi proseguito: "A mio avviso gli allenatori che lavorano con i più giovani sono più abituati a questo tipo di allenamento, anzi sono persino migliori rispetto a tanti allenatori presenti nel circuito. In ottica futura mi piacerebbe imparare da loro". Infine Murray ha concluso: "Mi piacerebbe lavorare con un ragazzo giovane e cercare di formarlo fin da piccolo. Potrei provare con uno dei ragazzi britannici, se lo desiderano".